Gli Enchant sono una band di hard prog sicuramente non scintillante ma molto concreta. Dopo un inizio che ricalcava le orme di un neo-prog decisamente melodico, ben strutturato e ancora povero di elementi hard che aveva portato alla realizzazione dell'ottimo debut album "A Blueprint Of The World" e dopo i piuttosto simili "Wounded" e "Time Lost" (già correlati di elementi hard più evidenti) gli Enchant hanno tentato di rendere il loro sound più semplice a livello strutturale, puntando a qualcosa che si avvicini di più alla forma canzone e ad un sound però allo stesso tempo anche più influenzato dall'hard rock moderno. Già nel precedente "Break" c'erano le basi per il nuovo sound e con questo "Juggling 9 Or Dropping 10" la svolta viene ribadita ulteriormente.

Ciò che ci troviamo di fronte è un album sicuramente dalle melodie decisamente accessibili, dove la forma canzone prende maggiormente piede abbandonando le strutture più articolate dei primi dischi e dove vi è una forte componente hard rock che però non rende l'album "pesante" e fa si che possa essere ascoltato anche da chi non è amante di ciò che tende al duro. E anche questa semplificazione delle strutture si rivela fondamentale in tal senso. Ma l'approccio progressive non si può dire che non si presenti sebbene sembrerebbe avere un ruolo un po' marginale rispetto al passato. In ogni caso l'offerta è indubbiamente di qualità; le canzoni suonano immediate senza perdere la raffinatezza che spesso può perdersi con l'immediatezza; riff hard rock che si alternano con raffinati tocchi di chitarra, linee di basso assolutamente di buon livello e acccarezzati da soffici sottofondi di tastiera, strumento che raramente si lancia in assoli ma cura egregiamente i propri suoni.

Fra i brani che mi colpiscono di più cito la opener "Paint The Picture" con il suo bel passaggio chitarra-tastiera iniziale, i suoi riff duri nel ritornello e le sue belle strofe acustiche, così come la successiva "Rough Draft" di cui apprezzo i tocchi chitarristici nelle strofe; È da citare anche "Colors Fade" per la sua melodia solare ed "estiva", per i suoi bei passaggi elettronici che intervengono a momenti e per il suo intro/outro acustico molto elegante; eccelso è il lavoro di tutti gli strumenti in "Juggling Knives" dove la tecnica dei musicisti è, quasi da antitesi, al servizio di una melodia rilassata (notevole il basso iniziale); a livello emozionale penso che invece nessuna canzone batta "What To Say", dove chitarra e tastiera e un ritmo lento e pacato fanno da guida ad un brano malinconico da colonna sonora per una giornata nuvolosa e in mano ai propri pensieri.

Tutto l'album comunque si mantiene su buoni livelli in tutte le sue 12 tracce anche se magari potrebbe essere giudicato un po' prolisso in certi punti e si conclude con un branetto acustico intitolato "Know That" (reprise di "What To Say") che dimostra che anche in un minutino e mezzo si può nascondere un piccolo gioiellino.

Complessivamente un album ben fatto, uno fra i migliori della band. Magari non sarà un capolavoro assoluto ma un ascoltino direi che ci sta tutto. Consigliato soprattutto a chi ama le melodie fatte bene ma non ama l'autocompiacimento dei musicisti prediligendo composizioni raffinate ma che mirano al facile ascolto.

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