L'Italia è un paese dove la parola Underground non viene quasi mai usata. Come in ogni paese capitalista che si rispetti, anche nel nostro paese abbiamo tante piccole etichette che vengono soppresse dalle grandi e tanti gruppi emergenti destinati perennemente a suonare in un umido garage dove non ci sono possibilità tecnico-strumentali adatte per una produzione come si deve; e soprattutto dispiace pensare che spesso in questo modo, molti talenti vengono bruciati e lasciati nell'oblio pur avendo tutte le carte in regola per un successo di ampio respiro. Perchè questa digressione?
Beh... mi appresto a recensire un album e un gruppo, che hanno portato nel panorama metal italiano una ventata di freschezza e originalità passando purtroppo nuovamente inosservati. Sto parlando dei napoletani (miei concittadini) 'Endorphine'; un gruppo che io ho avuto anche il piacere di conoscere e c'è da dire che oltre ad essere musicisti in gamba... sono anche delle persone disponibili e simpatiche! Il cd che ci propongono è la loro prima uscita discografica vera a propria (dopo la produzione di un paio di demo "Endorphine" del 2001 e "Godmind" del 2002). Esce nel 2004 e si intitola "The Future Seed"... come se il titolo volesse richiamare per l'ennesima volta quanto sia importante valorizzare le band emergenti che possono essere a tutti gli effetti 'il seme del futuro'.
L'album come già detto in precedenza è originale e presenta già da subito una forte personalità da parte dei ragazzi tanto che raramente si ricade nel 'già sentito'. Il genere è difficile da etichettare, parte da radici Thrash-Death con atmofere a volte lente e cadenzate a volte rabbiose e assassine, per poi spaziare in flussi gothicheggianti con la voce di Luca Zaccariello che alterna, con grande professionalità, growl e pulito in maniera eccelsa. L'atmosfera cupa e decadente viene creata subito a partire dall'intro "Self Portrait" che ipnotizza l'ascoltatore incantato verso un nuovo mondo tutto da scoprire e proiettandolo subito alla traccia numero 2: "One Day" uno dei pezzi che preferisco nell'album. Atmosfere cupe e malinconiche, voce che alterna sofferenza e rabbia, ottimo lavoro nei riff e alla batteria un Daniele Ciao in grande spolvero. "Endorphine" parte invece in maniera velocissima con il doppio pedale che picchia sulle pelli e dei riff ai limiti della follia per poi interrompersi e creare delle misteriose riprese doom.
Potenza e aggressività invece sono gli ingredienti di "Make Me Bad" uno dei pezzi più cattivi dell'album ma all'improvviso cosa succede? Si sentono chitarre arpeggiate e il ritmo diventa sognatore e romantico, per poi diventare ancora più cattivo di prima sfiorando quasi il black norvegese! In effetti in certi passaggi ricordano molto gli Opeth con questi improvvisi cambi di tempo alternando due timbri vocali. "A World Outside" è una marcia doom cadenzata dai riff precisi di Alessandro Martinelli e Maddalena Bellini che rendono questo pezzo un'altra perla dell'album. Ma la vera perla è a mio parere "My Breath Away" struggente e malinconica come poche, sembra la calma dopo la tempesta, la Gibson di Alessando accompagna con un solo acustico la ritmica di Maddalena per poi continuare in distorto... 7 minuti di poesia. Si prosegue con la thrasheggiante "A New Yourself" dove Daniele ci da un'ennesima dimostrazione di cosa sa fare dietro le pelli. "Unleashed Godmind" è tratto dalla revisione della song nella demo precedente, anche se devo dire, preferivo molto più quella di prima con un riff iniziale stupendo. L'album si conclude con la title track, nella quale gli Endorphine danno l'ultima grande prova di maturità artistica urlando al mondo musicale che il seme del futuro non va sprecato, ma valorizzato appieno. Quest'ultima traccia è un altro assaggio di malinconia e sofferenza gotica che ricorda un pò atmosfere Katatoniane... poi dopo la fine della canzone attenti! C'è anche una ghost-track tutta da scoprire!
Che dire più... è un album vivace dalle mille sfaccettature che accontenterà un pò tutti i gusti ma che soprattutto metterà in evidenza quanto è sottovalutato il panorama underground italiano!
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