Enrico Pieranunzi è un musicista straordinario, un'autorità nel panorama jazz internazionale. Ha collaborato con i nomi più prestigiosi del jazz americano, è l'unico artista europeo ad essere presente (con ben due brani) nella collezione di Jazz Standards nel new Real Book. Non si contano i suoi premi e riconoscimenti.
Questo album del 2001 è diverso dagli altri suoi precedenti, e appartiene ad una serie di lavori, editi dalla EGEA, che segnano una svolta stilistica che il pianista percorrerà parallelamente alle sue produzioni in chiave più tradizionale. Melodie rarefatte, coloriture suadenti in un ambiente sonoro che fa l'occhiolino a Debussy da una parte e alla tradizione popolare dall'altra. Sonorità vellutate, sensuali, con un forte senso del colore e del tocco. E' fascino allo stato puro. E' la dimostrazione che semplicità e bellezza spesso coincidono magnificamente. Sono ritratti dalla forte carica emotiva, "racconti" appunto, di storie e paesaggi mediterranei.
I titoli dell'album seguono una sequenza non casuale, cominciando con un brano dall'andamento quasi infantile, come uscito da una fiaba, ma assai maturo sul piano compositivo. Seguono altre 10 perle, una più bella dell'altra, sempre sussurrate, come delicatissimi acquarelli tonali. Ma non si lasci ingannare l'ascoltatore da tanta "accessibilità" musicale: è un album densissimo. Non a caso il disco è stato giudicato (unico disco italiano) dal referendum della critica musicale (Critic's Choice) come una delle migliori realizzazioni discografiche del 2001.
Accanto al pianista due grandissimi musicisti: il contrabassista Marc Johnson e l'astro del clarinetto italiano, Gabriele Mirabassi. Il trio si esprime in una sintonia in stato di grazia, profondendo maestria e controllo impareggiabili. I registri alti di Mirabassi volano alti e veloci sulle vibrazioni del contrabasso, creando col pianoforte un intreccio sonoro perfettamente armonico.
Un disco da 5 stelle piene.
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