Gli Enslaved possiedono un dono speciale. Una carriera ventennale senza mai sbagliare un colpo o calare il tiro: possono vantarsene davvero in pochi. Chissà qual è il loro segreto. Baciati da Odino? Un misterioso incantesimo creato da un antico grimorio norreno? Poco conta. L'importante è che "Axioma Ethica Odini" è l'ennesimo capolavoro sfornato da questa grande band.
Una volta terminato l'ascolto, stavo piangendo dall'emozione e dalla felicità, dopo che mi erano venuti due orgasmi. Questo disco altro non è che un magnifico e periglioso viaggio in un gelido mondo onirico. Non appena ci siamo abbandonati ai venti nordici che spazzano la landa fredda e desolata, ecco che comincia la bufera con "Ethica Odini", una splendida opening-track in cui melodia e durezza si alternano mirabilmente e soavemente, così come lo scream e le clean vocals del maestoso Grutle Kjellison. Già qui capiamo che con questo lavoro c'è poco da fare: l'unica è chiudere gli occhi e lasciarsi trasportare. "Axioma Ethica Odini" è un universo parallelo che contiene di tutto e di più, dalla violenza di "Raidho" ai cori che scaldano il cuore di "Waruun" (sarà come sprofondare in un oceano d'ebano), dal mid tempo assassino di "The Beacon" al riff doomeggiante di "Giants", il tutto con un occhio di riguardo verso soluzioni quasi avanguardistiche.
"Axioma" è un'intro ambient e sperimentale della durata di due minuti abbondanti: "niente di che", penserà qualcuno. Beh, sappiate solo che in quei due minuti ho visto più cose che in una vita intera. Mostruoso. E che dire poi dell'inizio di "Night Sight"? Dopo un minuto, ero già in lacrime: è stato come passeggiare in una sconsolata serata piovosa sotto lampioni d'ambra. Insomma, una cioca bellissima, di quelle che ti capitano una volta nella vita, quando la birra è un nettare dolce ed ammiccante e bevi fino a perdere conoscenza dopo inenarrabili nefandezze.
"Axioma Ethica Odini" è un lavoro ancora migliore del precedente "Vertebrae", in cui il gruppo di Ivan Bjørnson rinfresca i tratti distintivi degli esordi (pur senza spingersi troppo in là) fondendoli alla perfezione con le loro altre mille anime, in primis quella progressive e quella psichedelica, badando a mantenere sempre una certa aura di epicità. Un disco consigliato a chiunque. Perché questo non è grande Metal. Questa è grande Musica.
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