Ci troviamo di fronte ad una band altamente sperimentale e diversa dalla massa di cloni ed emuli che infesta la scena metal mondiale. Ci troviamo di fronte ad un'entità enigmatica e contorta. Ci troviamo di fronte agli Ensoph. Ho avuto il piacere (e per alcuni sarà stato un dispiacere) di presentare questa realtà musicale a coloro che non la conoscevano attraverso la mia prima recensione, relativa al loro "Opus Dementiae", del 2004. Nel 2006 arriva "Project X-katon", il loro terzo album.

Il disco porta dei cambiamenti nel sound intrapreso nel capitolo precedente: le ritmiche sono più dirette e assimilabili, gli screaming sono leggermente accantonati per favorire un repertorio canoro di clean vocals e, infine, si nota un miglioramento nella tecnica. Suona alquanto diverso da "Opus Dementiae" e la melodia è più accentuata rispetto alle sporadiche asprezze black.

Apre il "Progetto Eschaton" (il Progetto Fine, l'Apocalisse), una traccia in cui degli strumenti orientaleggianti accompagnano, assieme ad effetti elettronici, una voce maschile inneggiante alla libertà (il motto "In the name of freedom" viene ripetuto più volte al termine della breve intro). Si inizia davvero con "Condemned (In The Penal Colony)" - a quanto posso capire dal titolo, ispirata a "Nella colonia penale" di Kafka - introdotta da effetti elettronici e flauti che dopo poco vengono raggiunti dal resto della strumentazione. Si nota subito il cambiamento. Ritmiche più accentuate e dinamiche, una maggiore ascoltabilità ma con la voce di N-Ikonoclast sempre riconoscibile e teatrale come di consueto. Da tradizione, vari inserti electro-industrial si affiancano e si alternano alla parte metal del sound personale degli Ensoph. Segue "Kirillow's Bullet", prima di tre canzoni che fanno riferimento a personaggi emblematici della letteratura russa dell'Ottocento. La traccia è caratterizzata da un ritornello particolarmente melodico e canticchiabile, che attecchisce subito per non andarsene più. Come sempre, inquieti sottofondi electro accompagnano l'intera composizione. Al termine, i devastanti screaming di N-Ikonoclast congedano l'ascoltatore che viene subito accolto da "D-Generation", canzone più aggressiva rispetto alla precedente e decisamente godibile. Qui compare anche una splendida voce femminile. Si tratta di Antonella Buosi, vocalist degli Scarecrown, altra band dell'underground italiano (nella fattispecie, quello veneto-trentino).

Magistrale lavoro degli strumentisti per una delle migliori tracce dell'album. "Icons In The Dust" si rivela un'altra bellissima composizione, potente, emotiva e con un ritornello da brivido con le fantastiche clean vocals di N-Ikonoclast. E' poi la volta di una traccia inquietante, strana, mistica. E' "Un Petalo di Pietà", composizione industrial totalmente cantata in italiano (come per la disturbante "Salmo A Nessuno" del precedente album). Le tematiche delle lyrics hanno, come da tradizione, riferimenti filosofici, occulti, religiosi e biblici, il tutto fluttuante in un alone fatale, mistico e tombale. La teatralità è ciò che caratterizza di più questa composizione che colpisce fortemente per le sue sonorità cervellotiche e industrial. Si ritorna alla "normalità" con "Getsemani" (decisamente un gradino sotto quanto proposto fino a qui), sempre in bilico tra melodia e asprezze musicali. Il disco va avanti in modo alquanto piacevole, e così, passando per "The Source Becomes Desert", "Holy Bleeds", e "Pain, Pride & Regrets", si arriva alla penultima traccia (in verità, l'ultima vera canzone), "Leaving No Trace Behind", una delle migliori. Ancora una volta la collaborazione con Antonella contribuisce a donare maggior impatto alla composizione. Intermezzi electro scandiscono l'alternarsi delle bellissime e un po' malinconiche melodie. Come al solito, il ritornello è di grande impatto e si stampa da subito nella memoria. Chiude l'"Apocalisse" un'inquietante e industriale "In The Name Of Freedom (Reprise)", che lascia intravedere, in mezzo alla polvere della distruzione, le macerie della Creazione.

Da citare la collaborazione con il chitarrista dei Novembre (che ha anche eseguito l'assolo presente in "The Source Becomes Desert") e con Steve Sylvester dei Death SS, con il quale gli Ensoph hanno prodotto un EP presente nella versione digipack del disco, intitolato "The Seductive Dwarf EP" dove la band esegue, con Steve alla voce, una cover di "Sex Dwarf" dei Soft Cell (quelli di "Tainted Love", per capirci) e una nuova versione di "Sun of the Liar", una delle composizioni di punta del precedente disco.

"Project X-katon" sarà magari un po' sotto i livelli di "Opus Dementiae" (a mio modesto parere; il voto effettivo sarebbe 3.5), con meno "follia" sonora forse, ma comunque un disco piacevole, consigliato per chi non ha barricate mentali riguardo la musica e per chi vuole provare qualcosa di diverso e sicuramente originale. Godetevelo, in attesa del nuovo "Rex Mundi X-ile", a quanto pare in uscita agli inizi del 2009.

"Ego sum Via, Vita et Veritas"

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