Non è necessario spendere molte parole introduttive sugli svedesi Entombed; il loro esordio discografico pubblicato nel 1990 "Left Hand Path" rimane, a distanza di venticinque anni dalla sua pubblicazione, uno degli album in assoluto migliori di tutto il Death Metal. Ed hanno ispirato con il loro cruento sound una miriade di band soprattutto sul suolo europeo.
Questo è un EP uscito nel 1993, che faceva da ferale antipasto a quel "Wolverine Blues" da molti considerato il loro vertice. E' il batterista Nicke Andersson, da sempre l'anima più "rockettara" della band, a prendere con decisione le redini della band, andando a firmare ben cinque dei sei brani che vanno a comporre il lavoro; decidono di esplorare nuove strade, introducendo nel loro estremismo sonoro parti più rallentate, maligne, ma non per questo meno feroci dal punto di vista uditivo. Nasce una nuova creatura immonda e nerissima: il Death 'n' Roll. Ed è cosa assai facile associare l'immagine della copertina a questa svolta radicale, cupa e tenebrosa, della band.
Non a caso viene scelta la title track per dare inizio al disco; brano dove la voce infestata di Lars diventa immediata protagonista, con le due chitarre di Alex ed Ulf che vanno a creare un ciclopico muro sonoro, non lasciando scampo alcuno. Il finale è una rasoiata assassina: la doppia cassa di Nicke guida il successivo apocalittico assalto sonoro di tutti gli altri strumenti che vengono sodomizzati, violentati, producendo un qualcosa di invalicabile. Quattro minuti e mezzo è la durata di una canzone tra le migliori mai composte dalla band (provate ad ascoltarla, guardandovi le spalle).
La brevissima "Serpent Speech" riporta il suono verso un Death Metal più canonico ma non per questo meno feroce, con una velocità esecutiva che è pura follia; un approccio quasi Hardcore, con quell'impatto crushing delle chitarre, da sempre una delle caratteristiche del gruppo. Brano che termina con una sventagliata di mitra che ad ogni ascolto mi mette i brividi.
Il lato B del mio vinile si apre con "Bonehouse" altra cavalcata micidiale, con una parte centrale che d'improvviso vira verso un mid-tempo allucinato; ma la pausa è di breve durata, perchè sul finale è presente una nuova accelerazione che è un pugno nello stomaco di ineguagliata potenza. Sono i sei minuti della cover di "Hellraiser", brano scritto da Christopher Young per l'omonimo film, a concludere il lavoro; una nuova prova di forza dirompente degli Entombed. Un tenebroso e fumoso viaggio notturno che ti prende per mano, una mano gelida e morta, guidandoti verso il baratro, verso il nulla, verso gli Inferi: agghiacciante.
Per me un capolavoro, il migliore EP di Death Metal mai pubblicato; nemmeno Napalm Death e Carcass, con i loro lavori sulla breve distanza, possono competere con questo parto discografico mefistofelico.
Ad Maiora.
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