Come dimenticare la prima volta che riuscii a rimanere sveglio davanti la tv fin dopo mezzanotte senza che mia mamma mi rompesse i coglioni come al solito. Era per guardare ''Sgrang!'' del Losco, trasmissione di Tmc2 dedicata all'heavy metal in generale e venerata dai ragazzi del paese più grandi di me. Per un motivo o per un altro non ero ancora riuscito a vederla nella sua versione notturna (c'erano le repliche il pomeriggio ma con la luce e coi rumori non era la stessa cosa) e quella sera pareva essere la volta buona. Spensi la luce. La mia adolescenziale eccitazione era pari a quella della prima, brufolosa inzuppata che di lì a un paio d'anni sarebbe arrivata. La delusione fu più o meno la stessa.

I video erano la solita solfa hair metal ormai agli sgoccioli stile Firehouse e Kingdom Come mischiati alle mielose effusioni di gente come Pearl Jam, Extreme e Skid Row; c'erano poi gli immancabili Metallica di Enter Sandman, i Punkreas e c'era anche quel ciuffone di Glenn Danzig che aveva ormai intrapreso le deprecabili derive industrial con Blackacidevil. Ebbene, quando ormai mancavano 5 minuti all'una e la mia mente stava solo immaginando il luogo più propizio dove far sega l'indomani mattina, di nuovo l'ultimo SGRAAAAANNNNG!!! che intermezzava i vari videoclip: c'era il tempo di un'ultima canzone e il pericolo che si trattasse dei Faith no More o dei Megadeth che vedevo 20 volte al giorno in heavy rotation era pari alla possibilità che, spenta la tv, mi fossi sparato una megapippa per chiudere un pò più degnamente la giornata. Partì invece qualcosa che non avevo mai visto prima. Era roba amatoriale a dir poco, con le confuse immagini di una band dentro un pub schifoso dove la gente si scannava sotto un piccolo palco. Loro si chiamavano Entombed, il pezzo era ''Left Hand Path'', il cantante non cantava ma vomitava da dietro microfono parole incomprensibili. ''Che cazzo è sta roba!?''- mugugnai. Era death metal e fu subito amore.

Dopo quella magnifica title-track di quel magnifico disco (senza dubbio uno dei più belli ed influenti della storia del metal), col passare dei lavori il liet-motiv degli svedesi non è che sia cambiato poi molto; si è semplicemente evoluto, cosa ovvia per ogni qualsiasi forma d'arte. ''Clandestine'', ''Hollowman'', ''Morning Star'', persino l'ultimo ''Ten Amendments''. Per anni, chiunque ascoltasse il solismo epico e struggente di Alex Hellid poteva dirlo: ''si, Orcoboia! Questi sono sempre gli Entombed! Magari un pochetto più arteriosclerotici ma sono sempre gli Entombed!''. Anche nel 2003. Anche con ''Inferno'', ottavo coacervo di schiaffi in pieno volto. Ma non di quelli sventramascelle pane e Discharge degli esordi che comunque ancor'oggi mi faccio affibbiare con estremo, masochistico, piacere. Sberle meno viscerali, più ragionate, ugualmente letali, come quelle (per molti spiazzanti) di ''Wolverine Blues'' un decennio prima. Come quelle che ti dava la mamma coi guanti da cucina in lattice gialli quando sporcavi dove aveva già pulito.

Ecco, appunto, ''Inferno''. Titolo e copertina scontatissimi. Melodie nichiliste, attitudine puramente rock; cumuli di rabbia e di devastazione death, strutture sempre e comunque eleborate, lontano dalla banalità. L'incedere furioso di ''Incinerator'', il monolitico refrain di ''That's When I Become a Satanist'' e la tradizione di ''Young&Dead''. Inferno, dunque. Le massicce e melmose dosi di stoner e doom, tra tempi rallentati e atmosfere plumbee, l'opener/singolo ''Retaliation'' o le claustrofobiche note delle seguenti ''Descent Into Inferno'' (e dove sennò...) e di ''Children of The Underworld'', finanche le dolci pause pianistico-strumentali di ''Intermission''. Qualcuno lo ha chiamato death'n'roll.

Quella notte, dopo quella mistica visione, capii definitivamente l'importanza di quel coso rettangolare che si chiama videoregistratore e di come lo si potesse usare con estremo profitto (a ripensarci oggi sembra preistoria, cazzo!). Ma soprattutto scoprii una band (e di conseguenza un genere) che porto ancor adesso, orgogliosamente, dentro il mio cuoricino d'acciaio.

E poi dicono che la tv non serve ai ragazzi...

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