Se non sicuramente, molto probabilmente la scena metal europea nell'ultimo decennio è stata dominata dalla Svezia.
Non poteva essere altrimenti, difatti il paese scandinavo è riuscito a sfornare gruppi del calibro di Opeth, At The Gates, In Flames, Meshuggah ed Entombed, che hanno assunto un certo peso anche a livello internazionale.
Vorrei soffermarmi proprio sull'ultima band citata parlando in particolare del loro debutto, un album misterioso, glaciale e stupendamente malvagio come la splendida copertina: si, sto parlando proprio di "Left Hand Path"!
L'album è uscito nel 1990 quando gli Entombed erano formati da Lars Goran Petrov alla voce, Alex Hellid e Uffe Cederlund alla chitarra ed infine Nicke Andersson dietro le pelli, mentre il ruolo di bassista alle registrazioni è stato affidato agli ultimi due.
Visto l'anno di uscita si può capire che sono ancora molte le influenze Thrash che arrivano da oltreoceano, ma nonostante tutto questo lavoro riesce a staccarsi da questo genere e legarsi di più ad uno stile inconfondibilmente Death grazie alle sue atmosfere tetre e la Title-Track ne è l'esempio lampante: aperta dall'urlo lancinante di una persona che si trova immersa nella notte nebbiosa del freddo bosco scandinavo tra mille spiriti dannati si lascia andare a riffs da infarto con delle chitarre che si rincorrono incessantemente, per poi terminare con un incantevole quanto oscuro giro di tastiera.
Con la successiva "Drowned" si ripristina l'atmosfera opprimente e violenta che caratterizza buona parte dell'album presentandosi come una canzone molto buona, come lo sono le successive "Revel In Flesh", "When Life Has Ceased", "Supposed To Rot" e "But Life Goes On".
Come settima traccia troviamo la storica "Bitter Loss", monumentale dal primo riff fino all'assolo finale e dove viene sperimentato con successo l'uso della doppia voce, cioè sia in pulito che in growl. Non da meno è la successiva "Morbid Devourment", che con i suoi rallentamenti e i cambi di velocità fa mettere in risalto le capacità di Nicke Andersson, per non parlare della bonus track "Carnal Leftovers", altro pezzo forte del disco, nonché ultima traccia degna di nota.
Sicuramente non troverete una produzione buona come quelle delle ultime uscite, ma di certo non possiamo lamentarci se abbiamo delle chitarre che presentano un po' un suono a motosega, dato che rendono il disco ancora più selvaggio di quanto non lo possa essere già.
Purtroppo i testi sono quelli che sono, dove troviamo prevalentemente temi sulfurei (ma già a pensare che l'album si traduce "Il sentiero della mano sinistra" capiamo molto di quali sono tematiche più usate) che a mio parere fanno scendere molto la qualità del lavoro, ma nonostante tutto "Left Hand Path" resta uno dei primi masterpiece del metal nordico purtroppo dimenticato ma sicuramente fondamentale per la crescita del death Svedese...
Agghiacciante.
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