Comunque vada, mi dicevo, per quella "Sister In Love" comprare il disco degli Envelopes varrà senz'altro la pena.
L'avrete visto anche voi il video fatto in casa, a tratti esaltante (soprattutto quando un cavallo cerca invano di mangiare una mela), di questo pezzo electro-rock cantato con voce vagamente punk e il cui ritornello, ascoltato una volta, si sedimenta in testa per giorni, notti, immagino mesi e anni (come il fascino, così mitico, delle sorelle degli amici).
Bisognerà subito smascherare queste buste: sono svedesi, ebbene sì, anche loro. Fanno canzoni brevi, coloratissime, giocattolose, in cui spesso la ruvidezza ultradistorta delle chitarre copre la voce, allacciandosi ad organi e sinth in modo imprevedibile, spesso assurdo, quasi sempre esaltante. Bravi, gli Envelopes, anche quando si ripuliscono, si mettono il vestito buono e si danno al folk ("Your Fight Is Over"), anche se il meglio lo offrono nei pezzi in cui le melodie quasi sempre azzeccate contrastano con un ricamo musicale (spesso sovrastante, per tempo e volume) che si infittisce di suoni sporchi con effetti quasi discordanti e stonati.
Di punk non ce n'è, ma la base punkettosa scandinava c'è, si sente, si insinua in questa serie di s-canzoni s-canzonate da interpretare preferibilemente in stato di sbronza comatosa. Le cose migliori sono la cantilenante "I Don't Even know", "Isabelle And Leonard", "I Don't Like It", e i brani cantati da un'assurda voce infantile ("Massmouvement", ancora folkeggiante, sulle altre). Qui c'è fantasia, divertimento, un po' di sanissima follia, tanta voglia di fare musica filastroccante (vedi i nuovi arrivati di casa Svezia, gli I'm from Barcelona) senza rinunciare a inquinare generi e suoni.
Bel disco, fresco e diretto: comprare "Demon" ne è valsa la pena.
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