Chi di voi non conosce Enzo Carella?

Questo bizzarro personaggio, 'un irresistibile outsider', come viene definito da chi ne sa più di me, compare sulla scena musicale del belpaese nel ruggente 77 proponendo un lp che non ha nulla, ma assolutamente nulla a che vedere con le tendenze musicali del periodo. 8 canzoni 8 (ma guarda un po'...) che ascoltate l'una in fila all'altra ci appaiono come un flusso continuo di sonorità maliziose e garbate che scorrono lievi, ancora oggi ideale sottofondo a un viaggio in macchina o ai primi giri di un aperitivo estivo. Complice un canto sussurrato e suadente che non si impone ma si mescola al turibnio dei ritmi tutto potrebbe, meravigliosamente, finire lì. Poi in una pausa di (nostro) silenzio mentre siamo fermi al semaforo o mentre aspettiamo questo benedetto terzo mojito, improvvisamente ci si precisa all'orecchio qualche parola e abbiamo un sussulto: ma che cosa sta cantando questo qui? Pensiamo. 

Aspetta, aspetta, ma io ho già sentito cose più o meno così, eppure... Allora ci fermiamo in una piazzola o appoggiamo al tavolo il mojito ci connettiamo e facciamo una ricerchina. Scopriamo che il signor Carella ha avuto (ed ha) come inscindibile compagno di viaggio il signor Panella, ebbene sì', l'odiato/amato coautore dei dischi bianchi del signor Lucio Battisti! Così via via sussultando,  se la data di uscita non ci inganna comprendiamo che il Carella cantata qui le folli primizie panelliane mai apparse nei solchi, un decennio prima del Don Giovanni!

Allora sacoltiamo e riascoltiamo e ci perdiamo e riperdiamo in immagini inimmaginabili che per puro sadismo non vi anticipo.

Carella ebbe un momento di notorietà due anni dopo quando presentò a Sanremo la deliziosa 'Barbara' a cui seguì l'album 'Barbara e altri carella'; il trittico si chiuse nel 1981 con 'Sfinge'. Dopo, lunghe pause e un paio di uscite sempre di buon livello.

Si dice che persino il Battisti ne rimase affascinato e ci pare chiaro che l'ascolto di questi dischi abbia fortemente contribuito a dargli la convinzione necessaria a procedere alla sua svolta artistica.

Insomma, imprescindibile per chi crede che nel nostro sventurato paese, in un'epoca lontana e ormai oscura, si sia potuta fare della gran bella musica. 

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