Ringrazio chi ha recensito quel libro riguardo il progressive italiano per avermi dato lo spunto ad esprimermi su questo dizionario. 

Le pagine introduttive (5-10) sono già una delizia a quello che ci aspetta. La prefazione è di Carlo Verdone, e su questo credo non ci sia molto da infierire. Nella presentazione "vera e propria" i due profeti del pentagramma rivelano subito il loro approccio umile nei confronti dei colleghi riguardo le motivazioni della pubblicazione di questo libro. "Un libro del genere mancava sul mercato e anche i titoli stranieri affini hanno una struttura non del tutto soddisfacente: dunque, non potendolo acquistare [...] abbiamo pensato di scriverlo". Stranissimo, ero proprio convinto che il mio discaio di fiducia ne avesse uno, di questi "libri del genere", anche perché lo tira fuori ogni volta che gli ordino qualche disco. Pazienza, sorvoliamo.

In copertina c'è Jovanotti, e in queste pagine non manca l'accurata spiegazione della scelta: "Sfidando l'accusa di provincialismo, abbiamo voluto dedicare la copertina a un artista che molto bene rappresenta il vigore e la creatività della musica italiana contemporanea. Jovanotti è un personaggio colorato, vitale, prezioso di spunti e sollecitazioni anche per chi non dovesse immedesimarsi del tutto nel suo linguaggio. Per questo lo abbiamo scelto, un piccolo ma sentito riconoscimento - che con il Dizionario intendiamo ripetere anche nei prossimi anni (andiamo bene!) - a chi ha riempito gli stadi e attraversato le giornate di molti, con i suoi ritornelli e il suo bombardamento intelligente di parole e musica: un eccellente concentrato di "son et lumières" del nostro patrimonio in fatto di canzoni!" Andiamo alla lettera J e cerchiamo l'ampia sezione a lui dedicata. Il nostro Gesù della musica viene definito "la migliore testimonianza dell'evoluzione della specie" il suo show dal vivo pare abbia "pochi rivali" e il suo percorso musicale post 1989 è detto "provvidenziale redenzione". I suoi album hanno voti sconsiderati (5 stelle a tre dei suoi dischi e ad una raccolta. Sì, avete sentito bene, danno voti alle raccolte.) canzoni come "Bella", "L'ombelico del mondo", "A te", "Tanto", "Mi fido di te" sono assoluti e NON BANALI capolavori della canzone d'autore e lui è "mai sazio di novità, sorprendente per la sua contagiosa vitalità". E io che pensavo fosse solo un coglione... Pana, uno stupido sei!

Inutile dire che lo scibile dei nostri due eroi si rivela un tripudio di boiate. Vediamo a questo punto come si pongono di fronte a qualche altro cantautore italiano, per confrontare con l'appena citato re di Cortona. 

Battisti ha 5 stellette e commenti enfatici per quanto riguarda "Emozioni" e "Il mio canto libero" due album effettivamente bellissimi. Ma il resto viene opportunamente stroncato. Anima latina si aggiudica 3 stellette ed un'apatico commentino di poche righe. Prolifera di parole invece il periodo bianco: ma che parole! In "L'apparenza" chiude con un ironico "A qualcuno piacerà tantissimo". Nel disco successivo viene definito "Incapace, chiuso in un ermetico silenzio". L'epoca Panella si chiude con 9 stellette spalmate su cinque dischi e tanta indifferenza. Ma d'altronde come non essere d'accordo: altro che il bombardamento intelligente di parole di Cherubini! E' trattato bene De André, con cinque stellette a tutta la prima fase tranne (udite udite) "Tutti morimmo a stento". E così impariamo che "Viva l'Italia" il disco più bello di De Gregori, che Pino Daniele ha plasmato i suoi capolavori sul finire della sua carriera, che i capolavori di Gaber sono gli ultimi due Lp (più Polli d'Allevamento e Far finta di essere sani), che "Fetus" di Battiato (3 stellette) vale meno di "Mondi lontanissimi", di "L'imboscata", di "Fleurs", di "X stratagemmi", che Fortis e Graziani valgono come Neffa e Articolo 31 e, soprattutto, che nessuno dei citati e dei restanti è all'altezza del nostro caro Lorenzo Jonny Cherubini.

Nessun miglioramento con gli artisti stranieri. "Tender Prey" e "The Good Son" di Cave sono da 3 stelle, i Camel sono stroncati in toto (escluso Rain Dances), i Can vengono liquidati in poche parole e gli album neanche recensiti (citati solo Tago Mago e Ege Bamyasi, senza relativo commento, con voto 3), il miglior disco dei Faust è l'ultimo (4 stelle, 3 o meno agli altri), passata sotto silenzio la maggior parte della discografia degli Amon Duul II. Steve Hackett vede una sola, misera stelletta alla quasi totalità dei soi album "classici" (Bay Of Kings, Momentum, A Midsummer Night's Dream".

Sono al contrario artisti grandi e inimitabili Lady Gaga, Tori Amos, P!nk, Adele, Green Day, Black Eyed Peas, White Stripes, Strokes, N.E.R.D., Jay-Z e tanti altri. D'altro canto, in modo sacrosanto ma incoerente risultano buffe le parole di sdegno espresse nei confronti delle Spice Girls, che con la loro musica da 4 soldi (vero) avrebbero ferito la sopraffina sensibilità delle loro orecchie.

Evitate come la peste questo prodotto e tutti i prodotti di questo genere, che pubblicizzano per verità assoluta le loro scemenze, non privi di fini commerciali (quasi sempre, l'album appena uscito è descritto BENISSIMO). Nell'introduzione hanno rimarcato la differenza tra musica "buona" e "brutta e cattiva", dichiarato di non dover puntare sull'effimero, per poi proporre un testo dall'evidente inaffidabilità e ambiguità. Meglio uno Scaruffi, fieramente anticonformista e dall'inclinazione volutamente esagerata nei confronti delle opere più difficili e astruse e dallo sdegno forse esagerato ma coerente nei confronti degli artisti immeritevoli. E non lo paghi. Il Dizionario sì, e anche a caro prezzo. Fortuna che era un regalo...

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