Enzo Jannacci è come il vino, più invecchia più diventa bravo. Ne è un esempio questo CD intitolato "L'uomo a metà". Forse non è proprio tutta farina del suo sacco, nel senso che parte del merito è da ascrivere al figlio Paolo e a Mauro Pagani che hanno prodotto l'album, ma in questo disco c’è tutto l'Enzo che conosciamo, dall'amaro inizio di "L'uomo a metà" che racconta la tristezza di invecchiare, al divertissement del "Sottotenente", alla polemica di "E' stato tutto inutile", inutile cercare di fare capire che con quattro soldi si possano comprare anche le emozioni.

Anche "Maria" è un pezzo struggente su due persone che si incontrano dopo tanto tempo e ricordano i bei tempi andati. "Gino" in primo ascolto sembrerebbe un pezzo divertente, ma ascoltate il testo, è un altro pezzo di vita. Un'altra riflessione sul senso della vita, "Niente domande", in "Lungomare" si parla di un amore di un dicembre 1986 vissuto, appunto, su un lungomare. "Il pesciolone", con questa Enzo torna giocherellone e "vengo anch'io e no tu no, ti vengo dietro col pedalò".

"Gente d'altri tempi" è la gente a cui non può fregare di meno di programmi stupidi in televisione o di governi che fanno leggi salvaladri e che cerca di legarsi a cose un po' più forti. Poi un pezzo che parla della disgraziata vita dei poveri, "Una vita difficile", la guerra fra Israele e Palestina è un "Lungometraggio" che non va nei festival, è un lungometraggio dove non c'è sfondo. "Una storia" è un'altra canzone amara su un vecchio amore, poi l'album si chiude con l'omaggio a Giorgio Gaber, a cui l'amico Enzo Jannacci dedica "Arrivederci" di Umberto Bindi.

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