Come molti avranno notato le mie recensioni trattano quasi esclusivamente gruppi scandinavi o al massimo americani ed inglesi. Ma in Italia esistono gruppi metal degni di essere considerati anche a livello internazionale?

In primis vorrei farvi notare che siamo pieni di gruppi metal famosissimi ma che non meriterebbero assolutamente la fama che hanno, ma si sa, queste cose vanno così e spesso i più bravi sono relegati ad un perenne underground in cui rimangono invischiati per molto, troppo, tempo. Ad esempio l'Italia è la patria dei Rhapsody che hanno fatto della pacchianeria, e della evidente scarsa maturità di chi li ascolta, uno dei loro punti forti arrivando ad essere una delle più famose band a livello mondiale solo perché infarciscono testi e artwork di spade draghi e stronzate simili. Ciò è male perché chi non ascolta metal tende ad identificare il metallaro come un appassionato di Tolkien, romanzi sul medioevo e baggianate varie, inutile dire quindi che certi gruppi portano non pochi danni anche a chi di queste stronzate se ne sbatte ampiamente.

In Italia però c'è una piccola label, la Code 666 che di coraggio (e evidentemente anche di soldi) ne ha davvero tanto (tanti). Non a caso il primo cd degli Ephel Duath, quando il gruppo era ancora in fase embrionale ed era composto da soli due membri uscì proprio sotto Code 666. Allora si parlò di un black metal stranissimo, a tratti incomprensibile, in una sola parola folle, proprio quel genere di release che ci si aspetterebbe dall'etichetta imolese.
Di tempo ne è passato da allora e quello che era fondamentalmente una one-man band è diventato un vero e proprio gruppo raccogliendo elementi dai più disparati background musicali, dal crossover al jazz passando appunto per il black metal.

Il risultato è questo The Painter's Palette a mio avviso uno dei migliori dischi che il panorama metal abbia mai concepito in cui si intrecciano i Katatonia di Viva Emptiness soprattutto per le clean vocals di Davide Tolomei, il crossover più bieco presente nella maggior parte dei riff distorti e negli screaming di Luciano Lorusso Gorge e la fusion che ora rimanda ai Cynic ora ai Maudlin Of The Well.
Inutile dire che il disco è un capolavoro ma mi sembra giusto sottolineare anche la perizia tecnica dei singoli musicisti, dal genio di Davide Tiso alla chitarra alla devastante sessione ritmica Piovesan (pelli)-Fecchio (basso) dagli evidenti trascorsi jazzistici. Stupenda poi la tromba, affidata a Maurizio Scomparin che si incastra in maniera a dir poco perfetta sia nei momenti più confusi sia in quelli più calmi e rilassati.
Piccola note a parte per la strumentale Praha, forse ciò che più si avvicina al jazz in questo disco, davvero da brividi.

Insomma che dire? Se anche voi siete rimasti invischiati nel circolo vizioso dei vari Aghora Cynic e Maudlin Of The Well non lasciatevi sfuggire questa stupenda opera d'arte, perché in Italia, per fortuna, non ci sono solo i Rhapsody.

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