Dopo lo strepitoso successo del primo album "The Phantom Agony", gli Epica sfornano, a distanza di due anni, un nuovo capolavoro del metal sinfonico neoclassico: si assiste innanzitutto ad un netto miglioramento della voce della Simons, che interpreta magistralmente alcune tra le migliori canzoni mai scritte da Mark (compreso il periodo After Forever)… Ma partiamo subito dall'introduzione affidata, come nel cd precedente, ad un pezzo interamente sinfonico: "Hunab K'u", davvero convincente e più emozionante della prima track di 'the Phantom Agony'.
La prima vera traccia è "Dance of Fate" pezzo dai ritmi power e cantato egregiamente dalla Simons (anche se, diciamolo, è imparagonabile a Tarja Turunen e Floor Janses!): il pezzo è davvero convincente, ma non alla pari di Sensorium (scusate i paragoni frequenti tra i due dischi ma considero l'uno la continuazione dell'altro). Il cd continua in maniera davvero ottima con "the Last Crusade/new age dawns pt. I)": la melodia è davvero coinvolgente ed il testo, appunto sulle crociate e i tentativi della chiesa di aizzare i fedeli alla guerra santa, colpisce nel segno l'ascoltatore che rimane (a mio parere) mosso dalle imponenti orchestrazioni (ma anche questa traccia se messa a confronto con "Cry for the moon" ha poche speranze); si continua con quella che a mio parere è la loro miglior ballad: "Solitary Ground", scelta tra l'altro come primo singolo del cd; la voce della Simons si fa più dolce cantando la storia dei musicisti di strada (molto più bella musicalmente e stilisticamente della ballad di TPA, Feint). Anche questa canzone passa molto piacevolmente, fungendo da cuscinetto di separazione dalla prima parte del cd alla seconda, introdotta da "Black Infinity" che si presenta come una canzone piacevole e sciolta, non ai livelli di Illusive Consensuns di TPA, ma comunque orchestrata al punto giusto e ben interpretata dal mezzosoprano olandese (tra l'altro davvero fisicamente niente male!).
E qui si fa un leggerissimo passo indietro con la successiva "Force Of The Shore" che, sebbene sia interpretata da un Growler di tutto rispetto quale Mark, non prende mai il volo sorprendendo l'ascoltatore (eccetto un intermezzo molto ben gestito sinfonicamente). E' poi la volta di "Quietus", introdotta da un motivo medievale davvero eccezionale: più in generale un'ottima canzone. "Mother Of Light" è potente e veloce al punto giusto, soprattutto nel ritornello in cui Simone Simons é accompagnata dal growl di Mark; mentre sottotono è la seguente "Trois Vierges" imparagonabile a Solitary Ground per scioltezza e "ritmo" (da notare comunque il duetto della Simons con il cantante dei kamelot Roy Khan = ottima coppia). La seguente "Another Me (in Lack'ech)" è una canzone un po' diversa che tuttavia convince abbastanza (a molti non piace, io personalmente la trovo tra le migliori dell'intero lotto) con un ritornello davvero orecchiabile.
Un paragrafo a parte per parlare dell'ultima traccia (simile in epicità e orchestrazioni a 'The pHantom Agony'); un pezzo di quasi 10 minuti in cui growl, orchestra e Simone la fanno da padrone: per chiudere un album come questo era necessario trovare una canzone molto lunga ed epica (diciamo più maestosa) che chiudesse un capitolo in maniera grandiosa: gli Epica ci sono riusciti di nuovo! devo ammettere che la traccia 'The Phantom Agony' è nettamente migliore, ma tuttavia quest'ultima traccia lascia il segno in un cd tutto sommato molto buono, degno rivale del primo album.
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