Reptile is a term of endearment, used in a much the same way as "toe rag" or "moosh". It is used sparingly and with the greatest respect, it's not an insult, it's a sign of recognition.

Pulito, onesto, equilibrato, intimo e tranquillo, con un ottima squadra di musicisti. 14 tracce che parlano di un uomo e della sua musica, miscela di sonorità blues filtrate nelle ballad acustiche e raffinate ed omaggi ad autori classici, in questo affascinante lavoro del 2001.

Clapton è più che mai poeta, scarno ed essenziale nel suono, ma intimista e raffinato. Contaminare il suono tipicamente blues con essenze sudamericane quali la bossanova finisce per rendere il lavoro intero ancora più malinconico ed introspettivo. La musica parla, come parlano i silenzi, ed il complessivo gusto retrò è gradevole e sorprendente. La differenza si percepisce già in "Reptile", pezzo di apertura che dà il titolo all'album: un brano strumentale dalla ritmica piacevole ed anomala, dove slowhand gioca con le nuove sperimentazioni dal gusto sambato. "Got You on My Mind" rispetta le tipiche sonorità R&blues nelle quali Clapton si muove con grande agio, in una atmosfera rilassata creata appositamente da Joe Thomas e Howard Biggs. Omaggio a J.J. Cale in "Travelin' Light" dalle quadrature rock. Clapton non ama strafare e la sua voce è più che mai calda e impostata. Di nuovo atmosfere intime e latineggianti, che vanno a spezzare inaspettatamente la traiettoria impostata, in "Believe in Life". E' un pezzo morbidissimo che riprende il concetto del brano di apertura e la chiave di interpretazione personale dell'album. Miscelare ed alternare pezzi definibili dallo stile classico claptoniano alle atmosfere "nuove e sperimentali" uscite dall'anima dell'artista in fase creativa, rendono l'album assolutamente equilibrato, dosato e sincero.

"Come Back Baby" è un brano di Ray Charles e Clapton fa di tutto per trasmettere l‘anima soul del brano, un classico del genere. "Broken Down" è di Simon Clime e Dennis Morgan, ed ha atmosfera lentone-blues piacevole, slow, dalla struttura ricca e armoniosa. "Find Myself" è di Clapton, dall'atmosfera "saloniana", divertente, ludica, gradevolissima nei toni, nei cori e nei soffici pianismi. "I Ain't Gonna Stand For It" è un vecchio pezzo di Stevie Wonder, ma ha un sapore allegro, fresco, dinamico ed energetico. Qui Clapton fa la figura da santone.

"I Want a Little Girl" è un pezzo di Murray Mencher e Billy Moll, ed ha un sapore vintage e languido del blues più "disperato". "Second Nature" rispetta gli standard previsti senza spiccare in leziosismi. Sapevate che James Taylor si è cimentato in un pezzo R&B? E' "Don't Let Me Be Lonely Tonight", una ballad country sulla passione amorosa dalle sonorità riconoscibili, un esercizio di stile. Torniamo al lato creativo di Clapton, con l'utilizzo delle personalissime influenze espresse già nel primo e quarto brano. Ecco appunto "Modern Girl", quasi filmica, suona come una piccola favola di una volta raccontata con delicatezza disarmante e che si chiude misteriosa e sfuggente. "Superman Inside" è energica, dal suono molto più profondo e metallico, sembra quasi tornare alle atmosfere di "Pilgrim", l'album precedente. Splendida chiusura, con "Son & Sylvia", brano acustico malinconicissimo. Parte pianissimo con chitarre sovrapposte, suonate comunque da Clapton, una all'arpeggio e una solista, per un suono che si arricchisce via via con armonica e spazzole ed archi. Un brano molto sentito

Un album multicromatico, dove Clapton mescola un'esperessione creativa nuova con parentesi classiche, dunque fa di tutto per non inflazionare l'ascoltatore con un unico tema: il risultato è ottimo, per un lavoro da gustare dall'inizio alla fine.

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