Eric Clapton, al secolo Eric Patrick Clapp, nasce a Ripley, nel Surrey, il 30 marzo del 1945. L'estrema passione e l'innata sensibilità nei confronti della musica blues lo avvicinano in giovanissima età, in termine di ascolti e tentativi di imitazione con la prima chitarra elettrica ricevuta in dono dai nonni, ad artisti del calibro di Bo Diddley, Robert Johnson e Muddy Waters. Poliedrico musicista arriva alla notorietà grazie alle preziose collaborazioni con gli Yardbirds prima, in cui si guadagna l’appellativo di “SlowHand”, e, successivamente, con i Cream della premiata ditta Baker&Bruce, dove il suo talento ed estro creativo trovano largo spazio e stimolo.
A metà degli anni '60 le strade di Londra vengono letteralmente tappezzate di scritte sui muri: "Clapton is God", che inneggiano al talentuoso seicordista elettrico allora al massimo del suo espressionismo creativo e musicale. Ma se il lavoro con i Cream rappresenta l'apice del lunghissimo percorso musicale di Clapton, la carriera da solista non rende omaggio a quel "God" di cui tanto i fans sono stati “fedeli ed assidui credenti”. È un continuo declino verso il nulla, verso il "vuoto" di idee e sperimentazioni che, nella prima fase della carriera, tanto lo avevano caratterizzato. Troppo spesso, oramai, si avvicina a rassicuranti melodie di manieristico Rock/Blues e POP di dubbio valore. In questi tempi Hendrix ha già spodestato il "God". In questi tempi Clapton ha già conosciuto un altro “God”. Che gli porta via anche le chitarre. Un breve parentesi di rinascita di tipo qualitativo ma (purtroppo) non innovativo di Mr. SlowHand si ha a partire dalla metà degli anni ’90. Basti ricordare lo stupendo album “From The Cradle”, di pura matrice blues, ed una serie di eccezionali live, fra i quali citiamo in particolar modo l’unplugged del ’92, andato in onda sugli schermi di MTV, in cui il nostro si esprime al massimo le sue qualità di esecuzione. Come sempre. Clapton dal vivo trasmette qualcosa che in studio resta statico. Quasi immobile. Registrato negli Stati Uniti l’Unplugged resta come una perla di pregevole fattura nella discografia del Clapton. Raccoglie alcuni fra i più importanti classici Blues e, fra le tante, una struggente composizione autobiografica “Tears In Heaven” in cui riversa tutto il dolore per la perdita di suo figlio Conor, nato dalla relazione con la nostrana isolana Lory Del Santo, morto in un incidente all’età di quattro anni.
La qualità complessiva del Live risulta altissima per una moltitudine di motivi: riarrangiamenti in chiave acustica pressoché perfetti, band di supporto d’eccezione, un Clapton finalmente ritrovato e proposte musicali indovinate. “Before You Accuse Me”, “Rollin’ & Tumblin’ ” o ancora la “Nobody Knows You When You're Down & Out” sono solo alcune fra le ottime sedici tracce qui riproposte. Qui “Dio” è presente, ancora una volta. Solo ascoltandolo si può avere chiara la sua grandezza.
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