Prima di vederlo dal vivo non avevo mai ascoltato un suo disco, conoscevo Eric Sardinas solo di fama. Lo ho fatto successivamente, ma devo dire che dopo qualche ascolto i suoi dischi sono finiti nel dimenticatoio. Al contrario il live a cui ho assistito è stato assolutamente incendiario e coinvolgente, grondante blues e tamarraggine prettamente southern.

Il nostro, accompagnato da basso e batteria, è dotato di un grande carisma e si riveste di un’immagine molto particolare. Cappellaccio texano calato sugli occhi, mai alzato per tutto il concerto, jeans attillatissimi a zampa e la sua dobro in braccio. Chiaramente lo slide sull’anulare.
E se non bastasse, quando, verso metà concerto, si è levato la maglietta la sua pelle tatuata ha dimostrato tutto l’orgoglio del suo spirito southern: sul petto un serpente a sonagli, sulla schiena l’inequivocabile “Respect  Tradition”.
E poi ovviamente la sua musica. Un rock’n’roll/blues, ma molto blues nell’anima, come lui stesso ha più colte proclamato durante il concerto. Vedendolo ho capito perché abbia la fama di essere il più grande dei chitarristi slide in circolazione e sicuramente è perlomeno uno dei più tecnici. Delle sue canzoni non posso dire molto perché non le conoscevo, ma i blues di Robert Johnson di cui ci ha deliziato erano da paura. Accompagnati con la dobro acustica non amplificata, suonata direttamente nel microfono, lo spirito dei vecchi blues è evocato in tutta la sua potenza.

E poi l’imprevisto, che lo ha innalzato enormemente ai miei occhi. Ad un certo punto salta la corrente: buio e impianto spento. Come nulla fosse lui continua a suonare, tanto la sua chitarra può fare a meno dell’amplificazione. Nel buio va avanti a suonare e a cantare, yeah! L’atmosfera è incredibile, siamo in un prato nei pressi di un fiume, l’umidità riempie le ossa e un uomo a torso nudo canta il suo blues nel silenzio, sotto le stelle. Non lo puoi vedere, ma l’aria è resa palpitante dal suo trasporto. Ovviamente solo i più vicini se lo potevano godere, con rammarico dei più arretrati.
Ripreso il concerto si arriva al momento solista per i due accompagnatori, che con i loro assoli davvero apprezzabili fanno capire quanto possa essere frustrante essere la sezione ritmica di un personaggio appariscente come Eric Sardinas. Alternando un rock’n’roll tiratissimo ad un blues lento, Eric canta varie strofe senza microfono, sempre per caratterizzare il personaggio, e salta giù dal palco per andare a suonare un interminabile assolo tra il pubblico più lontano, tra quelli che magari sono seduti a mangiarsi le salamelle.

Ho vissuto due splendide ore, dense di musica e catalizzate dal carisma di un grande comunicatore.
Come ho già detto però su disco risulta poco convincente, nel suo genere Steve Ray Vaughan è assolutamente su un altro livello. Chissà cosa avrebbe significato vedere lui dal vivo..         

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