Negli ultimi anni lo sfiorire elevato di artisti emergenti che raccolgono spesso l'onda del seguito che si può ricavare dal Web e dai vari social network è oramai un dato di fatto.
Bisogna saper scegliere però. Molti lavori hanno strutture valide, con persone alle spalle che investono denaro ed energia in prodotti intrisi d'arte. Altri no. Sembrano tanti pacchetti plastificati pronti a decomporsi al calore.
Questo disco è meraviglia.
Erica Mou nasce a Biceglie nel 1990. Fin da piccola - perchè ora è anziana, sì! - s'appassiona alla musica iniziando a studiare sia canto che chitarra con risultati soddisfacenti. Ani di Franco, Joni Mitchell, Ellioth Smith ma anche gli italiani Carmen Consoli, Veronica Marchi e quell'anima latina del Battisti di sicuro si annovereranno tra gli ascolti assidui della cantautrice pugliese che, seppur la tenera età, scrive a mio avviso cose davvero palpabili.
Questo "È" vede la luce solo quest'anno ma è figlioccio di "Bacio ancora le ferite", album non ufficiale di Erica pubblicato nel 2009. Già in quel disco comunque erano evidenti tutte le sue cristalline qualità.
Prima si faceva riferimento alle persone che investono denaro ed energia nell'arte. Un po' come nel rinascimento. Bene. Come non citare allora quel genio finissimo di Caterina Caselli, che, ha elevato al cielo Erica inserendola nella propria scuderia donandole fiducia e, allo stesso tempo, lasciandole estrema libertà artistica - cosa, questa, a mio avviso, fondamentale specie per un musicista alle prime prove.
E come non dare spazio al produttore Valgeir Siguròsson? Islandese, colto arrangiatore ha dato vento a questo disco. Mettendo pure un po' da parte quei suoni islandesi a lui (e non solo) molto cari - spero - come quelli degli Amiina o dei Sigur Ròs, Valgeir, ha puntato tutto al disco di "Erica Mou", senza citazioni musicali o contaminatio varie. Da qui parte l'imporanza data alle parti vocali che mettono in evidenza le buonissime doti canori delle cantautrice.
La scaletta del disco affida l'apertura a "Oltre", uno tra i testi e brani migliori dell'intera opera, per poi affidarsi a "Giungla", scelto come singolo di lancio. Tra "La neve sul Mare", ricordo d'infanzia di Erica, a "È" che dà il titolo all'album, si arriva alla "E Mi", già presente in "Bacio ancora le ferite", che chiude brillantemente un album che, se fosse un quadro, sarebbe delicato come un pomeriggio di neve visto alla finestra. "Don't stop" dei Fleetwood Mac coverizzata magistralmente dall'artista di Biceglie, è la bonus-track, presente anche in un noto spot televisivo.
Cos'altro menzionare su questo disco?
Niente. Prendetelo, ascoltatelo, leggete i testi, e riascoltatelo ancora. Non vi deluderà.
Il cantautorato in Italia non è ufficialmente morto. C'è chi bacia ancora le ferite.
"La sedia appoggiata sul muro non sembra rotta".
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