Gymnopédie No.1
Ci sono volte in cui mi viene da pensare alle cose belle della vita, per quanto possano essere soggettive ed opinabili le definirei noiose, poi ci sono quelle volte in cui penso alle cose brutte che per quanto oggettive e non discutibili le definirei interessanti.
Il pianoforte è uno strumento infelice, che non mi ha mai arrecato gioia, ma alle volte serve.
Sei disoccupato e sprechi il tuo tempo a trovare lavoro, trovi lavoro e non hai più tempo da sprecare, lotti per stare con quella ragazza, quella che ti è sempre piaciuta, poi trionfi e ti accorgi di volere quell’altra, vuoi partire lasciarti tutto alle spalle, vai a vivere all’estero e poi ti rendi conto che la vera libertà si trovava giù al bar di casa tua, quando gli altri ti dicevano “devo partire basta” e tu pensavi io sto bene qui.
Erik Satie suona il piano in modo lento e dolce (dolce com’era lei)
Erik Satie suona il piano in modo malinconico (malinconico come quel viaggio)
Erik Satie suona il piano a modo suo (come quel lavoro che cercavi)
Non so dare una vera è propria conclusione a ciò che ho scritto, forse perché è ancora tutto da vedere.
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