Finora la musica dell'artista di cui vi parlerò risulta sconosciuta alla maggior parte delle persone, ma ci vorrà poco ad innamorarsi della voce di Erio, giovane artista emergente italiano.
Per promuovere la sua musica furono pubblicati due 45 giri digitali, i quali fecero suscitare un notevole interesse, soprattutto ai critici musicali e agli addetti ai lavori, creando quindi buone aspettative riguardo il suo imminente debutto discografico. L'unione di “Für Elise” (composizione caratteristica per pianoforte di Ludwig van Beethoven) e “El” (nome della persona di cui parlano le canzoni presenti nel disco) danno origine al nome del suo album “Für El”, pubblicato il 6 novembre. Questo lavoro, prodotto da Paolo Baldini, presenta un insieme di elementi stilistici; alcuni provenienti dalla musica sacra, altri dal folk, e non mancano anche approcci alla melodia pop.
Ricordi d'infanzia, solitudine e amori mai nati e visionari sono i temi raccontati nel disco, un percorso di 12 brani scritti in lingua inglese dove si intersecano perfettamente la sua calda voce, ricca di potenza espressiva, e le sonorità orchestrate sia con strumenti acustici che con elementi elettronici, eseguite dai musicisti provenienti da “Tre Allegri Ragazzi Morti”, “The Sleeping Tree” e “Mellow Mood”.
Già dopo le prime note della traccia iniziale “Oval In Your Trunk”, non si può non rimanere coinvolti dalla voce avvolgente di Erio, che risulta imponente e delicata allo stesso tempo. Successivamente arriva la perla “We’ve Been Running”, una storia d'amore tra un uomo e una volpe strappa lacrime. La sua voce ipnotica, la batteria, la chitarra, il basso e le tastiere sono un tutt'uno; il tutto viene enfatizzato dal videoclip ufficiale del brano, dove sembra che nulla sia lasciato al caso. “What you could have said when he died, but never did” è la terza traccia che continua a far viaggiare estasiato l'ascoltatore, rimanendo affascinato dall'atmosfera creata dal brano. Proseguiamo con "El's Book", contraddistinta da sonorità elettoniche, per poi passare alla raffinatezza di "The Reason". Si continua con la splendida “Vineyards”, la traccia più emozionate che arriva dritta al cuore. "Lenses" continua ad avere sonorità tipiche della musica del Nord Europa, ed è impossibile non notare i cambi di dinamiche che rendono il pezzo davvero originale. Altro picco del disco viene toccato da “Stareater”, semplicemente emozionante. Le ultime quattro tracce sono meno toccanti ma estremamente delicate. Tocca a "Room4" traccia avvolgente che ci trasporta nella quiete più totale. Subito dopo "Cafeteria" ci pensa "Torch Song" a lasciarci incantati per la sua straordinaria delicatezza. Spetta a “On His Van” chiudere un album semplicemente stupendo.
Inoltre la copertina del disco, frutto di una foto di Elena Morelli rielaborata da Alessandro Baronciani, descrive perfettamente l'atmosfera di questo lavoro, aiutando visivamente l'ascoltatore ad entrare nell'ottica delle canzoni.
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