Vorrei innanzitutto augurare un felice Natale a tutti gli utenti del sito, scusandomi con Loro se, negli ultimi mesi, un incerto e non sempre sorvegliato uso della lingua italiana e le caratteristiche stesse dei mezzi a disposizione hanno reso malfermo, talora impervio, e quasi mai fruttuoso, il dialogo avviato con essi dal giugno scorso.

Visto l'avvicinarsi della Festività natalizia e, con esso, la possibilità di una rinascita per l'Uomo, vorrei regalare a tutti una recensione su un libro letto nelle ultime settimane, che ha dischiuso a me orizzonti davvero inattesi.

Si tratta, come evidente, del diario di Ernesto "Che" Guevara, medico argentino che, fra gli anni '50 e gli anni '60, combattè strenuamente nel Continente Americano in nome dell'Ideale Comunista come strumento di Liberazione e Rinascita di ciascun individuo, avvicinandosi, nelle sue peregrinazioni e nelle sue battaglie, a figure quasi missionarie e, a proprio modo, "sante", nel significato quasi cristiano che si può ad esse attribuire ed incerando l'idea, propugnata da intellettuali di vaglia, per cui proprio nel Comunismo possiamo intravedere una nuova e moderna forma di Teologia della Liberazione.

Un "Che" Guevara che, ad onta delle apparenze, risultava quasi un nuovo messaggero della Liberazione, un nuovo salvatore per i popoli oppressi del mondo americano.

Non era infatti di questo mondo, il "Che", cercando di liberare i poveri dall'oppressione, cercando di curare la malattia del corpo e poi dello spirito, combattendo affinché anche i deboli e gli ultimi si emancipassero dal giogo dei Potenti e dei Ricchi, di quell'Occidente capace di praticare, presso i paesi del centro e sud America, soltanto lo sfruttamento e l'oppressione.

Non era di questo mondo, il "Che"; e questo mondo, al pari di ogni salvatore, fosse esso Prometeo, Socrate o Cristo stesso, San Francesco come alter Christus, non ha saputo riconoscerlo appieno, fin che Egli era in vita: trattandolo da puro idealista, da puro sognatore incapace di imprimere una vera svolta alle cose, quando non da pericolo per un ordine precostituito, ed in specie per l'ordine della società capitalista.

Il tradimento del "Che" da parte del mondo, e di coloro che pur essendogli vicino non seppero individuare in Lui il messaggero di un nuovo tempo, è fra i passaggi più avvincenti del libro, descrivendo il dolore del guerriero che, alla fine, si rende conto di non aver troppo tempo a disposizione per realizzare i propri progetti, sente di dover abbandonare il popolo in cui crede, forse presago del fatto che anche il popolo, improvvisamente, può abbandonare il Capo che mira a liberarlo dalla schiavitù, a causa dei suoi tratti umbratili, imprevedibili, sfuggenti.

La solitudine di "Che" Guevara al crepuscolo della sua vita risulta dunque uno dei passaggi chiave di questo libro, una profonda riflessione sul sentimento di ogni uomo che, donata la propria vita per un Ideale, vede questo Ideale allontanarsi sempre più a causa dell'indifferenza e degli impulsi egoistici, irrazionali, auto-distruttivi, delle persone cui è diretto.

Questa solitudine parrebbe foriera di un certo pessimismo - quale il pessimismo della Ragione - se non ci soffermasse per qualche minuto a pensare ai frutti della vita di "Che" Guevara, caduti lontano dall'albero affinchè da quest' albero germogliasse una intera foresta: selva che tutti noi possiamo vedere nelle magliette, nei vessili, nei murales, nelle bandiere sventolanti al vento in ogni città italiana - o più in generale latina - in cui la figura del "Che" è diventata simbolo del pensiero antagonista, egualitario, alternativo e, dunque "vivificante", lievito in un mondo che cambia e che si affaccia alle sfide globali in cui sempre più forte è l'esigenza di riequilibrare il divario fra deboli e forti.

La vita e la morte del "Che" sono dunque un messaggio di autentica speranza, ancor più vivido se colto in periodo natalizio.

E con questo messaggio auguro a tutti Voi buone e serene Feste, sperando che possiate regalare e regalarVi questo libro, edito da Mondadori, come messaggio di pacificazione sociale e di serenità.

PDL

NOTA: Certo, potrei cominciare a pormi dei dubbi sulla sincerità di questa figura, e soprattutto di chi la mitizza, sul senso di certe rivoluzioni a cui seguono restaurazioni o sclerotizzazioni del potere, alle tante vittime di Castro, a Chavez ed al suo populismo, alla natura romantica ed in fin dei conti borghese di questo soggetto, che credeva forse in buona fede di liberare il "popolo" (concetto assai astratto) da chissà cosa, all'ambiguità del Comunismo come processo storico, che finisce per soggiogare le persone che vuol pretendere di restituire a vita nuova.... Potrei chiedermi se il dott. Guevara poteva essere più utile alla causa umanitaria facendo, appunto, il medico. Ma è Natale per tutti, è bello raccontare e raccontarsi delle favole, ogni tanto.

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