Gli unici due difetti che trovo in Ernia, il rapper, sono i seguenti:
1) ha un palese problema di salivazione
2) mi ricorda un certo rap di Fedez, con quello stile da bagnino che a 25 anni scopre Bukowski e decide che il rap fatto bene dev'essere bello disteso e prosaico

Ciò non toglie che scriva bene, a volte benissimo, anche se quando ci spruzza un po' di funk (il singolo "68") mi fa sentire come se un trapano mi stesse scavando il duodeno. Ok, forse ho trovato un terzo difetto, ma mi rendo conto che sia tutto soggettivo. No dai, è proprio brutta sta roba. Qualche canzone dopo ospita anche Tedua, l'amico di sempre, che da vero amico di sempre lo eclissa con uno strofone in "Bro", un po' come il capo della cumpa che fa uno sparticulo al babbo istruito che non riesce a integrarsi nel gruppo.

Qualche canzone prima, invece, ossia nella prima canzone, Matteo Professione aka Ernia dice di essere "King QT", che vorrebbe essere una sagace citazione del king kunta di Kendrick Lamar ma risulta molto più simile a una Pepsi decaffeinata. Gli altri pezzi non me li ricordo benissimo, ma mi è rimasta ben addosso quell'impressione di "famolo colto ma rimanendo cool", cosa in cui, direi, falliscono.

In tutto ciò, ripeto, non c'è nulla di male. Puoi anche essere un rapper che scrive dei testi carucci come "Paranoia Mia", con gli incastri carinissimi stile filastrocca da liceali presi bene con l'italiano; e puoi anche - la lingua mi sta già sanguinando dai morsi violenti che le sto infliggendo - citare De André in "Un Pazzo" (madonna santissima...), ma ci sarà sempre un ignorante di strada che avrà capito, a differenza di te "colto", che il rap non è una trasmissione di Bonolis.

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