Settembre 1939: in Europa l'austriaco Adolf Hitler, Fuhrer della Germania, decide di invadere la Polonia e dare inizio alla Seconda Guerra Mondiale.
Stati Uniti 1942: il regista tedesco Ernst Lubitsch decide di bombardare il Fuhrer da oltreoceano con le uniche armi a sua disposizione, armi delle quali Hitler, nonostante fior di scienziati e ricercatori non entrerà MAI in possesso: l'intelligenza e l'ironia.
La storia si svolge fra Varsavia e Londra subito prima e durante il conflitto, dove una compagnia teatrale mette in scena l'Amleto e contemporaneamente prepara il dramma satirico Gestapo. Dramma che non prenderà mai piede causa l'invasione nazista e la conseguente adesione della compagnia ai gruppi di resistenza della capitale polacca. Questa banda di strampalati attori dovrà usare tutte le proprie capacità artistiche e inventive per sfuggire e ingannare gli sciocchi ma organizzatissimi oppressori.
I protagonisti del film sono anche i due attori principali della scalcinata compagnia, Jozef Tura (un Jack Benny fantastico ed irresistibilmente comico) e sua moglie Maria (incantevole Carole Lombard, morta per un incidente aereo durante le riprese e sempre circondata da un'aura magica nella pellicola).
La trama è piuttosto intricata da spiegare e non credo che farei un piacere al lettore narrandola, piena com'è di colpi di scena, intrecciata con grande maestria, in modo perfetto, senza nessun calo di ritmo, ricca come nessun altra opera di battute taglienti e intelligentissime, di situazioni paradossali e personaggi indimenticabili (l'attore che sogna di interpretare la scena di Rialto, quello che "rifà Hitler come nessun altro", quello che carica sempre troppo la recitazione, il marito geloso più divertente della storia del cinema), di momenti che sono la gioa di ridere delle beffe più assurde.
Scrivo questa recensione perchè quando vedo opere come queste riprendo fiducia nel genere umano, mi rendo conto che a volte siamo capaci delle azioni più intensamente e passionalmente intelligenti e ancor più bello... ne siamo capaci nei momenti più bui e difficili delle nostre storie.
Lubitsch sputa su ciò che la sua madrepatria stava producendo in quel momento storico, sfida e umilia Hitler, la Gestapo, i nazisti, i fascisti, i terroristi... mette a nudo la stupidità sotto forma di partito politico o ideologia sociale, eleva l'arte comica (e l'arte in generale) allo status della più micidiale arma di difesa in possesso dei più deboli, delle minoranze, dei poveracci.
Lubitsch dice a noi ma anche a milioni di morti ammazzati da governi e istituzioni quello che dice Chaplin ne Il Grande Dittatore o Benigni ne La Vita E' Bella (la cui scena dell'uccisione di Roberto nel vicolo è un omaggio al film in questione): "una risata vi disseppelirà".
Beh Ernst... io sono d'accordo.
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