Torna dopo quattro anni Eros Ramazzotti col suo Battito infinito. Dodici brani all'insegna di "amore", "vita", "siamo noi" e altri dettagli tipici del Nostro. Qui però, va detto, non si accentua la "aaaa" finale come negli ultimi lavori.
"Ama" fa partire bene il disco, una canzone sulla vita uscita come singolo e quindi ampiamente ascoltata anche dai lettori.
La latinoamericana "Madonna de Guadalupe" risulta sfiziosa, ma nulla più.
Il trittico "Ritornare a ballare", "Figli della terra" ed "Eccezionali" è invece piuttosto banale, specie la traccia 4, dove interviene anche Jovanotti con un inserto rap ormai scontato e prevedibile.
"Sono", che arriva quattro anni dopo "Siamo", è invece sufficiente, ed è cantata con Alejandro Sanz, sia in italiano che in spagnolo, mercato da sempre toccato da Eros parallelamente a quello nazionale.
Nella seconda parte il disco cresce leggermente. Ne "Gli ultimi romantici" si cita anche "Nuovi eroi", sebbene la canzone non sia nulla di speciale.
Il trittico "Magia", "Nessuno a parte noi" e "Ti dedico", specie quest'ultima, cercano di fuggire dal già sentito, a tratti riuscendoci.
Le ultime due tracce danno, per chi scrive, all'album una sufficienza che mancava da Ali e radici. La prima è "Ogni volta che respiro", con musica del Maestro Ennio Morricone e testo di Mariella Nava, e infatti si sente una impostazione più solenne rispetto alle canzoni tradizionali di Eros; e la title-track, lunga ben otto minuti e diciotto secondi, ben cantata, con un monologo parlato di una voce femminile ed effetti sonori che fanno pensare alla copertina, che vede Eros immergersi in camicia nell'acqua.
È un album da ascoltare tutto di fila per una o due volte, per capirne già l'essenza.
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