Oddio! Ramazzotti! Chi ? Luca ? Ah sì quello che deve andare dall'otorino! E che fa? Recensisce i Simple Minds! Una bestemmia! Questa gente di solito ascolta Masini, Pausini, D'Alessio.. Però adesso vado a leggere cosa ha scritto, anzi no... scrivo e basta! Lo prendo per il culo perchè mi va ! Come si fa ad ascoltare Ramazzamorti o Ramazzacazzi!

Ebbene sì.. contro tutto e soprattutto tutti eccomi qui a darvi e a darmi fastidio (scusate ma l'avete proprio voluto!) con l'ennesima recensione sull'Eros nazionale, che ci fa tanto vergognare all'estero. E sapete perchè lo faccio ? Perchè ho appena letto una recensione su Mr. Aiuola Grignani e mi sono convinto: devo farlo!

Allora premesso che questo disco è e probabilmente rimarrà un episodio folgorante nella carriera di Eros, cominciamo con le eresìe: "Tutte storie" esce dopo un periodo (abbastanza lungo) di pausa dove Ramazzotti si dedicava a sporadiche collaborazioni e alla pubblicazione di un (pregevole) live. Qualcuno si aspettava un album che seguisse il percorso tracciato dagli album precedenti.. E invece ?
E invece il disco che non ti aspetti, forse il più completo, il più suonato e il più coinvolgente. Se "In ogni senso" raggiungeva l'apice dal punto di vista melodico ed espressivo, "Tutte storie" raggiunge l'apice dal punto di vista musicale. Arrangiamenti perfetti, musicisti da sballo, melodie mai scontate e testi diretti e maturi fanno sì che il disco abbia un sapore più internazionale che mai. Chiunque odi la voce di Ramazzotti potrebbe soltanto ascoltare le basi dell'album per rendersi conto di quanto possa essere sopra le righe questo lavoro. La sequenza "Cose della vita", "A mezza via", "Un altra te" e "Memorie" è folgorante. Emerge su tutto la sezione ritmica di Steve Ferrone e di Tony Levin, i quali rendono vibrante ogni singola nota. Se inoltre alle chitarre c'è gente come Phil Palmer e Steve Farris la cosa si fa ancora più interessante.

Il disco è pieno zeppo di momenti "euforici" e "frizzanti" come in "Non c'è più fantasia" (quasi un auto denuncia "..e anche tu sant'Autore che dal tuo altare sparavi giù non sai più cosa dire, le parole sono quasi finite.. specialmente quelle finte") e "L'ultima rivoluzione"("Prima di cercare di guarire il mondo c'è bisogno prima di cambiare noi). C'è grande romanticismo in "Favola" e "Un'altra te", mentre "Un grosso no" dagli accenti gospel è uno dei momenti più intensi dell'intero disco. C'è spazio per una buona dose di nostalgìa dalle cadenze blues in "Nostalsong", con il bellissimo solo di sax di Brandon Fields, e si toccano temi animalisti in "Silver e Missie", con la batteria di Ferrone e la chitarra di Farris che la fanno da padrone. "Esodi" sente l'influenza dei fatti di guerra contemporanei (all'epoca) nell'ex-Jugoslavia ("Tra le rovine un vecchio restava lì-con il suo dolore quasi asciutto perchè-troppe lacrime già scese-fanno il vuoto dentro sè").

Oggettivamente parlando questo disco può essere considerato la fine di un capitolo (positivo) nella carriera di Ramazzotti con la separazione da Piero Cassano come co-autore. Da lì comincerà il lento declino di un artista che poteva e doveva dare qualcosa di più (anche se le premesse di "Dove c'è musica" erano molto buone), sempre più preso da gossip e vicende sentimentali che non hanno fatto altro che rovinarne l'immagine e la vena compositiva. Amen

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