Per rinomata fama il doom metal, e ancor di più la "nicchia" funeral, è un genere che necessita di più ascolti per poter essere pienamente carpito. Uno stile di difficile fruizione che pone molte volte l'ascoltatore di fronte ad opere complesse, soprattutto sul piano formale. L'ultimo, gigantesco cd degli Esoteric, band di culto del doom, è un disco che non sfugge agli stilemi del funeral più oltranzista, quindi armatevi di pazienza e coraggio prima di assaporarlo.

Parlare degli Esoteric risulta sempre molto difficile: una band estrema e allo stesso tempo singolare che più di tante altre scatena delle emozioni soggettive che li porta ad essere adorati da alcuni ed odiati da altri, che li giudicano eccessivamente flagellanti, impenetrabili, "autolesionisti". Approcciarsi e comprendere ogni nuova uscita del combo d'oltremanica è quindi un qualcosa da sempre difficile, che porta via non poche fatiche mentali ed interiori a chi ha il coraggio di tuffarsi nei loro mari risucchianti. Ma la curiosità per quest'ultimo "Paragon of dissonance" era tale che anche la "paura" per le loro chilometriche composizioni è passata in secondo piano, sostituita dalla voglia di dare un seguito a quell'album inarrivabile intitolato "The maniacal vale".

Il sesto lavoro di Greg Chandler e dei suoi soci è senza ombra di dubbio un lavoro sfibrante e complesso, come non poteva essere altrimenti. Gli stilemi del funeral doom vengono rispettati in pieno, ma rispetto ai capitoli precedenti della loro discografia, in questo caso gli Esoteric si abbandonano ad un'atmosfera più "melodica" e riflessiva che non ha il timore di sprofondare senza indugi in gorghi di pece impossibili da sostenere. "Abandonment" è il battesimo di questo stile in cui ci si accorge dell'importantissimo ruolo svolto dalle chitarre che a metà del brano aprono un insolito pertugio di luce, poi oscurato dall'inesorabile afflizione interiore. Un'unione di elementi che da vita ad un sali e scendi assolutamente perfetto, probabilmente una delle più belle canzoni mai composte dagli Esoteric. Al contrario "Loss of will" si sottolinea per un "ritmo" fin troppo statico, mentre "Cipher" torna a delineare scenari oscuri ed asfissianti come solo la band britannica riesce a fare.

Il funeral di Chandler rimane quindi indissolubile e le aperture melodiche (tra l'altro già presenti in passato) vengono soltanto ottimizzate dal punto di vista compositivo e formale. Quello di "Paragon of dissonance" rimane un doom di difficile comprensione: ciò permette comunque agli Esoteric di esprimere tutta la loro capacità di diversificazione, la loro artisticità con una disinvoltura disarmante: "Disconsolate" lo conferma con una malinconica intro dal sapore post rock che spiazza per il suo tono inaspettato. "Aberration" e "A torrent of ills" continuano a mostrare una band in piena forma, anche se qualche sguardo in meno allo specchio non avrebbe fatto male.

Con "Paragon of dissonance", gli Esoteric hanno ribadito una qualità compositiva a livelli inarrivabili per la maggior parte delle realtà del doom estremo. Plumbei, massacranti ma anche capaci di variare e di essere meno "cervellotici" del solito, gli Esoteric si pongono come Maestri del loro genere e ne hanno tutto il diritto.

Disc One
1. "Abandonment" (13:34)
2. "Loss Of Will" (7:05)
3. "Cipher" (9:15)
4. "Non Being" (15:30)

Disc Two
1. "Aberration" (15:44)
2. "Disconsolate" (15:33)
3. "A Torrent Of Ills" (13:38)

Carico i commenti...  con calma