E’ giovanissima ed è già una promessa del jazz. Suona il contrabbasso con l’appetito vorace di chi attraverso quel suono, sta davvero cercando qualcosa. Per di più, è incantevole. Come se non bastasse a far schiantare il mio cuore, nello scorrere i brani uno dopo l’altro, mi scopro intimamente attratto dalle modulazioni della sua voce; sorprendente e fresca come una cascata tropicale nelle sue variazioni d’altezza, morbida ed affusolata quando abbassa i toni, straordinariamente caldi.
Qualunque sia lo stimolo, la musica dovrebbe aver il compito di smuovere qualcosa. E’ per questo che, all’improvviso, tutti i desideri che si trovano alla periferia della mia percezione d’ascolto sono raccolti intorno ad un'unica nota. Il brano porta il titolo di "Espera" e nell’introduzione si snoda per una manciata di secondi lungo una trama di delicate dissonanze tra un contrabbasso ed un piano. Poi il riff portante, un incisivo del basso bagnato di funk, che chiude e riparte calcando forte la prima battuta del giro. Dura un attimo e quasi non te ne accorgi ma c’è: avete presente quando la corda di uno strumento viene percossa con più forza e la nota spinta contro il tasto, producendo quel suono slabbrato che non è né una vibrazione né un rumore? Ecco, quell’acciaccatura è la perfezione. È l’emozione che prevale sulla tecnica. È il biglietto da visita di una musicista. E se alzi il volume dello stereo ti pare quasi di vederla, ritta sul contrabbasso a lucidare le braccia col suo tocco trascinante, la ciondolante capigliatura afro e quella sua voce, quel sorriso ridato in suono.
"Esperanza" è un piccolo gioiello, un disco dal groove avvolgente; invito al ballo fatto di motivi che guardano al calore del soul, sfiorato dalle movenze della samba e dai ritmi della batucada, raccogliendo il tutto nella pasta di uno stile finemente jazz.
Provateci un po’ voi a non innamorarvi.
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