Oltre.
Qualunque sia il tragitto del mio sguardo c'è un limite che non vedrò mai, perchè a quel limite tendo all'infinito come un'iperbolico sogno di vicinanza sfinita;
"EstAsia". Un cielo sconfinato e violaceo, da cui potrebbero piovere lacrime sul viso della Terra, o che potrebbe essere solcato solo per un istante da una scintilla d'eternità, rossa infuocata e lontana, lapillo del cosmo visto dalle steppe desolate, senza preghiere da recitare, senza un'anima da salvare, senza una meta da agognare, senza un regno da espugnare, conquistare, piangere e dimenticare. Effimero il suo transito nella valle del cielo, perchè eternamente impressa nell'anima sia la sua luminosa scia negli occhi dal buio, nel buio degli occhi. La notte è calda, quasi leggera, e non si può rimpiangere un dove, un quando e un "dov'eri", perchè ogni cosa è lontana, da me, ma dentro me, intimamente in me e perciò invisibile. Mi adagio tra le onde del vento, ai profumi indefiniti, al soffio del cielo sottile sotto il velo dei miei occhi, ma lontano e imponente, quasi di ghiaccio, lontano oltre il curvilineo orizzonte di ciò che posso soltanto attendere, sperare...
...stAsi... attesa, quiete, bonaccia, senza alcun vento che entri da queste finestre aperte, senza che nulla tocchi se non con la sua luce, un raggio luminoso che attraversa un bicchiere pieno... senza bagnarsi.
Rimbalzo, ancora verso il mare, il glaciale spiro del vento antartico, sussurra i profili di un continente senza nome nè approdi, tutto ciò che è lontano è troppo interiore per poter esser sciolto dal fondo e affiorare come liquidi nodi di correnti fredde e calde, ma per un istante, stando sul ponte e osservandone il riflesso. Me ne scordo, e la memoria si fa raggiungere.
"Solidea" Davanti a una finestra un vaso antico, bianco e decorato nel flusso di coscienza, con il sole, con i colori degli alberi e dei campi di grano che lo sguardo può ritagliare, con i fiori che accoglie; e la voce, come un lampo di luce abbacinante, ma dolce e leggero, seguendo il profilo dalla base al ciglio dei fiori fino all'esterno inondato di luce conduce e con forza dischiude le porte dell'anima al bagliore in cui si tuffa...
"Porte" ...il labirinto della ragione, ciò che intrappola ogni sguardo distratto per non scordare il punto di osservazione da cui è partito...
"Ciclicamente" L'infinito ripetersi delle stagioni dell'esistenza universale, dalle rapide e le valli intagliate nel cuore petroso del mondo ai più aspri cammini sui sentieri dolorosi, alla dolcezza del riposo e delle foglie autunnali... e il cielo, ancora, sempre più denso di grigie nubi basse e madreperlacee con il vento gonfio di un presagio di pioggia, a confondere la curva del destino con la linea spezzata della ragione, a confondere il mio sguardo da un molo a osservare un ondoso moto d'acqua marina verde autunnale, fino alla neve... una giacca di vento...
"Somnus Excitatus"... capita spesso, che ci sia l'impressione di aprire troppe volte gli occhi per averli aperti davvero, e una delle tante volte è quella più inutilmente necessaria, che mi conduce fuori dal sogno... uno degli infiniti terminali della realtà, sempre più piatta sotto il vuoto pesante del giorno, che a volte si riempirà, a contenere l'informe liquido ondoso, dal giaciglio del mare al bicchiere trasparente attraversato dal raggio di luce... di fronte alla finestra ormai nella penombra.
"Il Gange", nei flutti il senso ritrovato, il senso da cercare, l'importanza smarrita e il riallineare il profilo dei pensieri a quello dei pensieri altrui... e della storia di tutti... in cui tutti siamo già sconfinatamente dissolti, in cui tutti ritroviamo "la forma dell'acqua". Percussioni e flauti, e vibrare di corde tese, e raggi luminosi, viola e azzurri che avvolgono e dipanano la sinuosa sfuggente silhouette di un volto, un corpo, una voce che ingloba ogni immagine e ne plasma i restanti contorni, come la notte nel soffondere di sole le ali dell'alba...
"Suryia"... un'alba e un sole, e il treno del tempo, che entra nel buio di un tunnel dalla parete rocciosa di un'epoca antica, ed esce sull'opposto versante del futuro lontano, prima solo in riposo nel tranquillo sonno dell'attesa del nostro continuamente cangiante presente.
Un alba e un cielo, ora più illuminato, un cielo d'estA.. sia, un cielo e una terra all'incontro dell'estAsi.... e un sentiero, da percorrere, nuovamente da un tempo infinito, per ritrovarlo in me attingendolo da fuori il ricordo dei fiori.
"niente fiori nel suo cuore..." prima di questo, splendido dono che porrà fine all'inverno.
h y p n o s p h e r e
(arrivederci, DeBaser)
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