La “partecipazione”, ovvero lo slancio passionale, in ambiti musicali, è ravvisabile anche nella capacità di interiorizzare quegli esempi provenienti dai pentagramma a cui abbiamo “assistito” passivamente ma che pur visceralmente ci hanno coinvolto. Eugenio Finardi è uno che, se è vero che sta producendo poco di suo (come cantautore pop) da qualche tempo, è altrettanto vero che sta “facendo” sue molte “ammirazioni” artistico-musicali. E la passione di cui si accennava all'inizio lo porta ad un impegno animale e rispettoso.
Nel nome dell'”impregno” diretto dell'anima quindi, dopo che il nostro sembra essersi amabilmente redento dalle folle (per calarsi in assemblee più intime), si auto-produce dignitosamente un pacchetto di undici blue-s-ongs + una cover ("Spoonful") ben scritto, compilato e suonato oltre che sentitamente interiorizzato dai musicisti. Ci sono tre sogni a ben ascoltarlo questo disco; quello di “Pipe Dream”, una delle tracce; quello della Marta di “Marta's Dream”, altra traccia, e quello di un bravo musicista ed impegnato vocalista come Finardi che si reinventa, dietro le quinte del successo nazional-popolare, e sogna inzuppato nelle sue passioni. Dopo il fado e i vari “spirituals”, quindi, il percorso del silenzio e dello spirito, che lui ha iniziato da qualche anno, fa nuovi passi con il blues. “Anima Blues” si definisce Finardi. E già così è più convincente di Zucchero Fornaciari però....
Lo start del lavoro - suonato oltre che dal nostro alla chitarra, basso e armonica, anche da Pippo Guarnera (Hammond e piano Wurlitzer), Massimo Martellotta (Guitar, lap steel, bass, mellotron) e Vince Vallicelli (Drums & percussioni) - è brusco e “rotto” ma si compatta in una roca blussata sotto al titolo di “Mama left me”. Un fluido slide chitarristico prende piede nella seconda traccia in the “Heart of the Country” e le “buone vibrazioni” spingono al trip lisergi-blùs di uno dei sogni di cui si scriveva sopra, “Pipe Dream”. Sconfinamenti nel progressivo che per niente disturbano perché la spina dorsale resta blues, e ci resta almeno in tutti i pezzi tranne che nella “Estrellita”, più affine che mai ai pentagramma di Capossela se solo la “fisa” prendesse il posto dell'organo. C'è anche una vispa e commossa implorazione al Signore che si intitola “Holyland” e che riporta allo “spirituol” col soul ih ih (rido per lo “spirituol”). Molto “sensuale” invece l'organo “dosato” sulla chitarra fiabesca con arpeggio sincopato di “Marta's Dream”, l'unico bel strumentale del lavoro. Ma subito dopo questa fiaba onirica per chitarra con organo e tastiera a scaglie irrompono sonorità grosse alla Led Zeppelin (o anche alla Soundgarden se non fosse per le tastiere) in un rock-blues corposo che si chiama “Mojo Philtre”. Blues “trotterellante” in “Barny Ard Mama” e, perché no, un omaggio serio al root con la buona “Doctor Doctor” che “colpisce” anche per la voce “filtrata” antica. Eccesso di zelo? Il root lo si ritrova nel titolo finale “Sweet Surrender” in cui si annuisce però di fronte alle avance progressive.
Complessivamente quindi un lavoro che impressiona per la varietà esplorata e riportata da tutti gli ambiti del blues e che potrebbe trovare in questo un limite se non fosse per il fatto che Finardi ha voluto suonare il blues degli altri attorno ai propri intensi testi col suo forte impeto e...chissà magari si vende! Intanto me lo auto-produco, immagino si sia detto il nostro, dato che la produzione artistica dei tempi correnti è “dovuta” a chi va a vendere nelle botteghe di Costanzo e meno ad altri. Probabilmente questo è un lavoro poco specifico e “maniacalmente” organizzato già a partire dal parco strumentale che non trascura neppure il Mellotron per le parti progredeliche ed altre tipichèrie di qualità; si ascolta comunque piacevolmente e “scorre” bene. Lo consiglierei anche a quelli che il blues lo recensiscono sul serio se non fosse per il fatto che io sono uno che l'ha ascoltato ed ha scritto qualche impressione così, perché esistono delle persone che “si accontentano” di ascoltare una bella “compilation” multi-blùs pur non ignorando che siano esistiti Robert Johnson ed i Byrds magari. Tra queste persone c'è anche una che Finardi non l'ha mai trascurato da che l'ha conosciuto quando era famoso. Mi ha regalato il cd questa ragazza e quanto sopra scritto serve anche a ringraziarla per questo bel regalo.
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