Non è uno dei dischi più noti di Eugenio Finardi questo "Colpi di Fulmine" pubblicato nei primi mesi del 1985. Disco dimenticato come dimenticata è la contemporanea parentesi sanremese con "Vorrei Svegliarti". Il Finardi di inizio anni '80 si divide fra l'arrabbiato con qualche apertura al suono avvolgente che verrà, "Finardi" 1981, e i l'impeccabilità del songwriting con notevole gusto e raffinatezza di "Dal Blu" 1983. "Colpi di Fulmine" è più vicino al secondo, una produzione ancora una volta sofisticata e sostenuta dai nuovi software e personal computer che ormai imperversano nella produzione musicale di quegli anni. Ma a differenza di "Dal Blu" il suono non è omogeneo, qualche caduta e qualche scelta non proprio azzeccata lo relegano decisamente in secondo piano.

L'apertura con "Vorrei Svegliarti" riporta un Finardi intimista e riflessivo, il tema è sempre l'amore difficile e nel freddo ritornello c'è lo zampino di Franco Battiato. Meglio la title track, scanzonata e molto più libera canzone sui vari "colpi di fulmine" e il loro significato nella vita amorosa. "Arianna" è una calda ballata che ci racconta di una ragazzina ai primi amori, "Lilù Lilù" è una dolce variazione sulla musica di "Amore Diverso" dedicata alla figlia che "fai la nanna stasera che papà è stanco e mamma non ne può più". "Ambaraboogie" è un riempitivo che ha l'ingrato compito di aprire un lato b sotto tono che si segnala solo per "Libero Veramente" e lo strumentale "Inno", quest'ultimo molto oldfildiano come atmosfera.

Collaborano Alberto Radius, Alfredo Golino e Walter Calloni tra i tanti per un disco di transizione che porterà ad un nuovo corso per Finardi con album più riusciti come "Dolce Italia" (1987) e "Il Vento Di Elora" (1989).

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