Euphonia suite, ovvero un lungo momento musicale diviso in parti accomunate per atmosfera, che ha un effetto gradevole nell'incontro tra suoni e strumenti.
Il nuovo album di Eugenio Finardi, a otto anni di distanza da Fibrillante, è un "premio alla carriera" che l'autore si è voluto concedere per celebrare oltre 45 anni di attività da un lato, e per guardare al futuro, dall'altro.
Ad accompagnare Eugenio il pianoforte di Mirko Signorile e il sassofono di Raffaele Casarano, a creare un gruppo jazz in maniera simile a come fatto da Fabio Concato nel 2017 con Gigi.
L'opera consta di 17 brani di repertorio riarrangiati, che catturano l'ascoltatore in un'atmosfera sognante, sia che si tratti dei classici più impegnati, sia che si tratti degli episodi più scanzonati.
In Euphonia, che comincia come il nome dell'autore e che inoltre è anche il nome di un uccello, rappresentato nella parte interna del disco, sono rappresentati ben quattro decenni.
Dalle canzoni sociali dei Settanta, a quelle romantiche degli Ottanta e Novanta (dove pure non mancano canzoni di guerra come "Soweto" e "Mezzaluna") fino alla svolta blues dei Duemila.
Eugenio e i suoi due compagni di avventura creano un lungo viaggio senza fermate di 70 minuti, quanti sono gli anni dell'artista.
Non farò il track by track, ma intendo invogliare l'ascoltatore a carpire le intenzioni complessive dell'opera, e ad ascoltare le parti di pianoforte e di sassofono, oltre alla voce di Eugenio, più matura e per questo più calda e avvolgente.
Tutto il disco è ben calibrato, senza sbavature o allungamenti di troppo.
"Katia" è più lunga perché rallentata, ed è stato anche il primo singolo uscito a giugno, con tanto di video ispirato al fumetto manga; "Diesel", che nasce già jazz, si ferma al punto giusto, senza dilungarsi; "Mezzaluna" pure viene contenuta in durata a vantaggio dell'essenzialità; "Amore diverso" pure si ferma al punto giusto, senza citare "The lion sleeps tonight" e "Pata Pata", come nelle ultime versioni.
Ottime "Oceano di silenzio" di Franco e "Una notte in Italia" di Ivano, secondo singolo estratto; così come i suoi classici "Le ragazze di Osaka", "Dolce Italia" e "Un uomo", su cui bisogna letteralmente applaudire.
A sorpresa spunta in scaletta "Ambaraboogie", del 1985, un brano semisconosciuto che fa bene il paio con "Vil Coyote" dopo l'incursione blues.
Altra sorpresa: quando ci si aspetta che il disco sia finito, Eugenio riparte con una ripresa solo voce di "Extraterrestre", sorprendendoci ancora, concedendo il bis, e chiudendo un lavoro di grande qualità!
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