Fa un po' effetto ammirare la cover del primissimo album degli Eurythmics, una sorta di manifesto fiabesco-fantastico di rudimentale fattura post-futurista. Il giardino delle delizie, la selva magica, con una Lennox rosso caschetto in evidente estasi erotica ed uno Stewart alienato e non troppo sicuro di sé, prometteva grandi cose in un inizio decennio già pepato e piccante, ma purtroppo il risultato dell'esordio Eurythmics fu deludente e fallimentare, almeno per quanto concerne il bieco successo commerciale, e solo con i successivi e rapidi Dolci Sogni lo spettro del baratro definitivo venne allontanato per sempre.

In The Garden era una prova rischiosa in un contesto anglo-europeo dominato dalle nascenti avanguardie rock-elettronico-proto new wave e dalle band stile Duran Duran che cercavano di commercializzarlo al meglio (ed altresì dai novelli colleghi Depeche Mode che si divertivano temporaneamente con i frivoli synth di Just Can't Get Enough) e la coppia Lennox-Stewart, fresca della fuoriuscita dai Tourist, non poteva che sfornare un autentico gioiellino ingiustamente snobbato e malamente rilegato nella nicchia delle possibili meteore primi Ottanta. Attingendo da un corposo calderone in cui bolliva la bellezza delle avanguardie centro-nord europee (krautrock, rock alternativo, elettronica kraftwerkeriana, oltre agli ultimi scampoli del più internazionalista filione disco), i baby Eurythmics proposero un debutto di una rara e disarmante maturità creativo-sonora, un album pienamente responsabile delle vette pop-artistiche raggiunte con i capolavori Sweet Dreams e Touch e comunque non abiurate con la futura serie dischi melodic rock.

La tracklist di In The Garden  si presenta, dunque, ricca di perle e gioiellini sepolti sotto l'ingiusta valanga di flop commerciali: Belinda è un vivacissimo brano dance rockeggiante, Take Me To Your Heart si addentra in un enigmatico synth pop perfettamente 80s, Caveman Head, una delle tracce meglio riuscite ed esemplificabili del disco, cala in un furioso inno elettro-punk dalle forti influenze kraut, mentre Never Gonna Cry Again - l'unico estratto ad aver conquistato una seppur magra posizione nella top 100 di Sua Maestà - introduce un ottimo pop-dance flirtante la novità new wave. Ancora, spiccano English Summer per il deciso idillio rock'n'roll-synth, All The Young (People Of Today) che propone persino avanguardie trance allora poco presenti nel banchetto mainstream e infine lo scontro classico-elettronico in She's Invisible Now.

Nonostante il lussureggiante verde da favola della premiata ditta Lennox-Stewart sia stato palesemente ignorato dalla schizzinoseria industrial-radiofonica, l'iniziazione di In The Garden risulta passabile di alte valutazioni, addirittura nel ciclicamente cangiante arcobaleno sonoro dei giorni nostri. Se ascoltando leggende immortali come il duo Sweet Dreams-Touch vi domanderete l'origo di questo ben di Dio made in '80, basteranno pochi passi con la macchina del tempo delle modernissime playlist a esaurire la vostra inesauribile sete di conoscenza musicale.

Eurythmics, In The Garden  

English Summer - Belinda - Take Me To Your Heart - She's Invisible Now - Your Time Will Come - Caveman Head - Never Gonna Cry Again - All The Young (People Of Today) - Sing-Sing - Revenge.

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