Era il 1985 quando il duo Annie Lennox e Dave Stewart si accordò nel cambiare qualche portata sul menù Eurythmics, ricco, pepato e stuzzicante quanto bastava. Sino ad allora l'onnipervasività synth aveva pressoché forgiato il loro marchio di fabbrica e la primissima tripletta di album in studio - In The Garden, Sweet Dreams (Are Made Of This), Touch - era il completo raggiungimento di un raffinato pop d'avanguardia che guardava persino agli ambienti underground-alternative; se i "dolci sogni" martellavano le casse glitterate del globo (e ancora oggi risultato piuttosto renitenti ad abbandonare il fortino dell'evergreen), Who's That Girl? e Here Comes The Rain Again cercavano di smorzare un po' il precoce inflazionamento del brand del gruppo con sonorità artistico-oniriche e accenni di ballad ben costruiti e assolutamente non ridondanti.

Conquistato il vertice creativo di Touch, Lennox e socio decisero di prendersi una bella vacanza dallo stile dell'esordio e del post-esordio e di abbracciare il ciclone rock mainstream nel pieno dell'invasione sul territorio pop. Era l'epoca del guardaroba alla Springesteen e la cover di Be Yourself Tonight non poteva che consacrare uno dei trend per eccellenza dei mid-last 80s: Annie, fresca dell'androginia incravattata di Sweet Dreams e del look a' la S&M di Touch (a mio avviso l'unica stonatura di un disco che bussa alle porte della perfezione), si fece raffigurare rockeggiante, accattivante e grintosa nel classico giubbotto di pelle. Di quell'album spicca peraltro uno dei featuring cult del periodo, Sister Are Doin' It For Themselves, con la leggenda del soul Aretha Franklin.

Revenge, rilasciato nel 1986, non poteva che proseguire dignitosamente il cammino del predecessore, padrone di casa del grande duetto, e così fece. Adattandosi perfettamente al pop-rock radiofonico e commerciale delle charts internazionali e mescolandolo con i rimasugli del trittico synth-new wave iniziale, gli Eurythmics proposero un lavoro semplice e catchy, poppish e orecchiabile, probabilmente meno coraggioso di opere ben più "reazionarie" come il già citato Touch e il successore Savage (l'unico concept-album - o quasi - della ditta Lennox-Stewart, imperniato sulla frustrazione della buffa casalinga-diva platinata di Beethoven), tuttavia perfetto per rappresentare suoni e umori di un decennio dalle lunghe e larghe sfaccettature.

Nel disco c'è tutto e più del migliore rock radiofonico ottantino e, a primo ascolto, sembra quasi che la mini combriccola si stia divertendo (e stia scherzando) nell'addentrarsi in un genere musicale già sperimentato in tutte le salse (e doveva ancora esplodere il mito grunge...): si va dal country di Let's Go! allo (pseudo) r'n'roll di Missionary Man, In This Town e When Tomorrow Comes, assieme agli accenni dance di Take Your Pain Away, al soft-strumentale malinconico in I Remember You e alle rimembranze elettronico-new wave per The Last Time. Menzione d'onore, infine, per la ballatona-classico strappalacrime The Miracle Of Love e per il semplicissimo folk-pop di Thorn In My Side.

Ponte fra la sperimentazione e il mainstream, l'avanguardia e il trend, gli Eurythmics sono comunque rimasti fedeli al carattere pop(olare) delle loro proposte e non hanno voluto arrogarsi pretese anti-commerciali e radical-chic. Seppur inferiore alla produzione elettronica dei fasti, la prima parentesi pop-rock (la seconda e ultima di We Too Are One e di Peace concluderà definitivamente l'attività della band) di Annie Lennox e di Dave Stewart non può che ricevere larghi plausi, se non per aver contribuito a illustrare la componente "buona" degli Ottanta, quella della spensieratezza ancora lontana dalle pretese for extra profit dei giorni nostri e dai continui rimescolamenti (e annullamenti) di conquiste ottenute senza troppi stravolgimenti e iperboli.

Eurythmics, Revenge

Missionary Man - Thorn In My Side - When Tomorrow Comes - The Last Time - The Miracle Of Love - Let's Go! - Take Your Pain Away - A Little Of You - In This Town - I Remember You

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