Evanescence: uno dei gruppi che ha sorpreso moltissimi solo con il singolo "Bring me to Life". Hit di razza, e un disco che presentava alti e bassi, ma comunque un debutto buono, senza troppe pretese qualitative, proponendo un'interpretazione del gothic-nu-metal abbastanza personale.
Tornando in commercio con il nuovo "Open Door", gli Evanescence dovrebbero confermare e sviluppare i buoni spunti che il precedente "Fallen" presentava. L'operazione diciamo che non è riuscita del tutto. Il disco potrebbe esser perfettamente abbinato a 'Fallen', poichè, in un paragone di stililistico, poco si discosta dal suo predecessore: riff sempre dotati di una buona potenza ritmica ma poco originali e poco articolati, melodie molto elaborate ma a tratti prevedibili e canzoni spesso farcite di massicci inserimenti di tastiere e pianoforti, ricordando appunto il lavoro di canzoni che facevano una buona figura in "Fallen".
Naturalmente, imparata la lezione del successo, la frontwoman Amy Lee non manca di inserire in questo nuovo lavoro dei pezzi che possono sbancare, ricordando in larghe vedute brani quali "My Immortal" o "Hello". Il disco inizia in maniera quasi parallela a "Fallen": voce quasi campionata e riff martellante e sincopato di chitarra distorta. "Sweet sacrifice" è un ottimo inizio come lo era "Going Under". La voce di Amy lee sembra ottima in questo disco, dal vivo si vedrà se manterrà certi vocalizzi... ! Un ottimo ritornello, melodico al punto giusto, e un buon lavoro di terry balsamo che ha sostituito ben Moody (che avrebbe fatto meglio a rimanere a mio avviso...). "Call me when you're sober" presenta un'anima quasi più allegra, tralasciando melodie che affliggono, a favore di un ritornello e di strofe dalle melodie si prevedibili ma più allegre e diciamolo pure "pop".
"Weight of the world" riclaca le atmosfere e le aperture melodiche e ritmiche di "Fallen", quindi, si rimane nello stile perfettamente Evanescenceano. Non inganni "Lithium". Non è la cover del più celebre brano di Cobain, ma è un brano che è docile, ma prevedibile in maniera disarmante. "Cloud Nine" presenta Amy alla voce effettata (che ricorda quasi i Muse nell'effetto tipo-megafono) in un brano che è semplicemente brutto. E brutto e noioso è il successivo brano "Snow White queen". I successivi brani cominciano a calare, così come calava vistosamente il primo disco dopo la metà. "Lacrymosa" annoia. "Like You" è soporifera. La lentezza di "Lose Control" è sinceramente patetica e la voce della lee mi sembra sempre meno affascinante e fastidiosa alle volte nei suoi continui virtuosismi e nei suoi cori di sottofondo. "The Only One" risolleva un pò il tono che sta prendendo il disco, mentre "Your Star" è la classica canzone che inizia con docili note di pianoforte per esser sommersa da riff e soluzioni ritmiche scontate. "All that I'm living for" usa il clichè degli Evanescence, quindi nulla di nuovo. Arrivati a fine disco, ecco la balla di turno: "Good enough" è carina, certo, ed è sapientemente posta a fine album.
Detto questo: "The Open Door" è il perfetto prosieguo di "Fallen", e ne risulta quasi la copia qualitativa: una buona prima parte e una seconda parte completamente scadente o comunque poco originale e sviluppata. il gruppo sicuramente più di tanto non sa dare, quindi, ai fan, che si accontentino. Per i detrattori, il disco sarà sicuramente la conferma alle critiche.
Ci sta una sufficenza, arrancata però...
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