C'è ancora speranza nel deserto del metal. C'è ancora chi riesce con tenacia e soprattutto classe a trovarsi un varco tra le pietrose sabbie di quell'assolato deserto. Non si intravede un'oasi, ma un timido fiore spunta proprio in quel terreno infernale in cui mai ci saremmo aspettati di vederlo nascere.

E' come un fiore nel Sahara questo "Glorious collision", l'ultima release targata Evergrey, band svedese capace di saper fondere insieme la melodia del power, gli scatti improvvisi del progressive e un'atmosfera romantica e decandente perfettamente governata dall'ugola di Tom Englund, una delle migliori voci dell'intero panorama metallico.

L'aria stanca e secca che ha spazzato per lunghi anni quel deserto, pietrificandolo ancor di più, sembrava ormai la padrona indiscussa del territorio. Essa ha portato una moltitudine indefinita di gruppi clone, tutti ancorati all'idea che bastasse un ritornello birraiolo e un po' di melodia per sfornare dei buoni risultati. Con il passare del tempo ciò è diventato consapevolezza, "modo di essere" di un genere ormai allo sbando. Ma poi c'è sempre qualcosa e qualcuno che ti sorprendono e gli Evergrey sono stati proprio quel matrimonio di diversità che ha generato (e in parte continua ancora a generare) una rinnovata speranza nel power/progressive.

"Glorious collision" nasce tra infiniti problemi di formazione, che dopo "Torn" hanno portato la band a rivoluzionarsi quasi del tutto. Rispetto al precedente lavoro gli unici rimasti sono il singer e chitarrista Tom Englund e il tastierista Rikard Zander. Danhage, Ekdahl e Kainulainen non ci sono più, motivo per cui la gestazione di Glorious collision è risultata complessa: dopo 3 duri anni di lavoro, il 25 febbraio di questo 2011 è stato pubblicato sotto l'egida della Steamhammer l'ultimo vagito degli svedesi.

La band di Goteborg sa che soffermarsi sull'ormai abusatissima formula del ritornello facilotto supportato dalle tastiere non risolve (al giorno d'oggi) quella che è la domanda del pubblico. Per questo motivo il gruppo sviluppa un modo derivativo di approcciarsi al metal, riuscendo comunque a dare un'impronta personale sempre più rara all'interno di queste sonorità. Un pizzico di sinfonia stile Blind Guardian, una larga dose del romanticismo scandinavo e la precisione di musicisti che sanno cosa vogliono. La corposità, ma soprattutto la qualità dell'iniziale "Leave it behind us", spiana il cammino all'intero disco: un incipit tra impennate melodiche, linee vocali azzeccate e veloci saluti elettronici. Tutto ciò impreziosito dalla splendida voce di Englund.

La malinconica tradizione della Svezia, ma più in generale della penisola scandinava si percepisce durante tutta la durata del cd. Gli Evergrey però non disdegnano anche pedate sull'accelleratore, come in "Frozen", dove l'avventatezza delle chitarre si unisce ancora una volta a scelte vocali e melodiche davvero degne di nota. In "Glorious collision" non ci sono evidenti cali di tono: il livello generale dei brani è qualitativamente alto. Quella che più si fa notare rispetto alle altre è la semi ballad "Free", ennesima dimostrazione di classe degli Evergrey e di Englund in particolare.

Forse "Glorious collision" non servirà a molti per dissetarsi nel pietroso deserto del power/progressive. Tanti, troppi sono probabilmente già "morti" sotto le tempeste di sabbia degli ultimi anni. Eppure quel piccolo fiore, porta con se speranza, alimenta l'idea che più in là, dietro delle enormi dune dorate potrà un giorno spuntare una verde e lussureggiante oasi...

1. "Leave It Behind Us" (5:09)
2. "You" (6:23)
3. "Wrong" (5:07)
4. "Frozen" (4:57)
5. "Restoring The Loss" (4:40)
6. "To Fit The Mold" (5:21)
7. "Out Of Reach" (3:40)
8. "The Phantom Letters" (5:31)
9. "The Disease..." (4:10)
10. "It Comes From Within" (4:22)
11. "Free" (3:42)
12. "I'm Drowning Alone" (4:11)
13. "...And The Distance" (3:47)

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