L’overture dell’Olandese Volante apre da sola questo piccolo ma interessante lavoro-raccolta sull’attività del famoso e famigerato baritono russo Evgeny Nikitin, Wagner irrompe in tutta la sua maestria e sembra introdurre solennemente la turbolenta carriera di questo giovane talento.
Nato nel 1973 a Murmansk, città del circolo polare artico a nord della Russia europea, si diploma al conservatorio di San Pietroburgo e debutta giovanissimo al Teatro Mariinski, da allora ha girato molti prestigiosi palcoscenici in giro per il mondo, inclusi il Metropolitan di New York, il Theatre du Châtelet e l’Opera a Parigi e la Bayerische Staatsoper di Monaco di Baviera. Nikitin si “specializza” comunque nell’interpretazione delle opere wagneriane e proprio a Monaco nel 2016 dà una notevole prova proprio nell’Olandese Volante, opera di assoluto rilievo scelta per aprire questo album dedicato al bad boy per eccellenza dell’operistica contemporanea. Perché si è meritato questo appellativo? Semplice, perché non ho scordato di menzionare il palcoscenico più prestigioso al mondo per quel che riguarda Wagner e i wagneriani di tutto il pianeta, ovvero l’indiscusso e celebratissimo Festspielhaus di Bayreuth, città devota al culto del grande musicista tedesco e terra che lui stesso scelse per la sua dimora definitiva, la leggendaria Wahnfried, dov’è sepolto con la moglie Cosima ed il fedele cane Russ (unico dei tre ad avere inciso il nome sulla tomba). Ebbene, nel 2012 Nikitin venne chiamato dalla direzione del Festival ma, dopo un polverone spaventoso dovuto alle ombre del suo passato (e perché no, anche per le ambizioni velenose dei moltissimi pretendenti in coda per il Festival), venne cacciato tra centinaia di articoli che fecero il giro del mondo in poche ore. Questa la storia: Nikitin da adolescente militava come batterista in una band Black Metal del suo Paese, più che Black Metal sembra NS Black Metal (dove NS sta per National Socialist) e ai tempi si era riempito per bene di tatuaggi che alludevano, nemmeno troppo velatamente, al paganesimo germanico e a una certa simbologia runica legata agli ambienti della destra radicale europea, il tutto suggellato da una grande svastica sul petto, ora semi coperta da un altro tatuaggio che nasconde il tutto. Le fotografie di lui, intento a suonare a torso nudo, capitarono (guarda un po’ che caso!) in mano alla stampa teutonica, provocando l’indignazione generale e l’immediata cacciata del baritono dal Festival. Imbarazzanti le sue dichiarazioni riparatrici: "Non avevo idea del fastidio e dell'offesa che potevano suscitare questi simboli, in particolare a Bayreuth, nel contesto del Festival. Mi sono tatuato da ragazzo. È stato un grande errore della mia vita, avrei preferito non averlo mai fatto", che dire? Non aveva idea che proprio in Germania e proprio in casa dei Wagner (che già con la zia Winifred ebbero molto più che un rapporto di amicizia con Adolf Hitler, cosa che pesa ancora oggi sugli eredi) quei simboli avrebbero creato “fastidio e offesa”? A dir poco ingenua come dichiarazione, ma andiamo oltre…
Persa una grandiosa occasione, comunque, il nostro non si perde d’animo e continua il suo viaggio dentro la musica di Wagner e dentro lo spirito germanico che essa incarna e rappresenta in tutta la sua forza, la sua cupa e maestosa malinconia e il suo impeto solare e notturno assieme, arie che ricordano i colori scuri e a tratti minacciosi delle immense foreste centro europee ma anche i colori e l’arte del nostro Bel Paese, che Wagner comunque intimamente amò e dove morì. Quindi l’overture dell’Olandese Volante apre senza voce le danze, che vedranno il baritono nella seconda traccia, sempre tratta da quest’opera, infatti la seconda scena del primo atto ci mostra la maestria di questo artista, un monologo profondo e brillante, così come nell’estratto successivo del Lohengrin, dove appare anche la performance del mezzo soprano Michaela Schuster, la resa è drammatica e solenne, l’incedere dei venti minuti di quest’aria è all’altezza e, mi sembra, in linea con le migliori prove degli ultimi anni, posso esagerare e magari molti mi smentiranno, ma sento un trasporto unico nel suo genere nell’interpretazione personale di artisti come Nikitin e la Schuster, fusi assieme danno vita ad un’autentica esplosione. La cavalcata continua con estratti da Tannhäuser, Götterdämmerung e Die Walküre, trovo le varie performance più che interessanti, unica pecca, la scelta delle tracce che a mio modesto parere poteva essere più ampia, avrei inserito anche il Parzifal ad esempio, dove Nikitin ha dato più che una prova del suo talento, tuttavia penso che due parole su questo artista siano doverose in uno spazio libero come questo; certo ci sono poi baritoni eccellenti e giovani promesse come Benjamin Appl ad esempio, o interpreti altisonanti di Wagner, come il mostruoso tenore Jonas Kaufmann, questo CD però ci voleva, per rendere un doveroso omaggio ad un personaggio controverso ma di indubbio valore come Nikitin che tanto ha ancora da dare nel complesso e sofisticato mondo dell’Opera. Segnalo che l’orchestra è la Philharmonic Royal de Liege e il direttore è Arming Christian, altro giovane talento.
Per concludere, sia chiaro, lungi da me l’analisi minuziosa dell’oltre musica di Richard Wagner, non sono titolato per simili approcci e qui certamente ci saranno persone ben più accreditate, io mi limito alla cronistoria dei personaggi e, al limite, al tentare di descrivere il lato “emozionale” di alcune performance, quel che riguarda l’intimità dell’ascolto resta confinato nella sfera personale di ognuno di voi.
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