Il mondo è finito.
O almeno quello "civilizzato".
Solo macerie e rovine vi si parano davanti; vecchi alberghi caduti in disgrazia, muri impolveriti. Scheletri di edifici in rovina chiedono al vento un po' di pietà: che solo li abbatta una volta per tutte.
Il quadro di desolazione che avete sotto gli occhi provoca in voi un senso di quiete e di pace che non vi sareste mai aspettati. Non c'è stata violenza, non ci sono stati eserciti a rastrellare i civili, niente scontri, niente sangue. Per una volta la pace non è passata attraverso la guerra. La preghiera che recitate da anni prima di dormire si è avverata : "Padre nostro che sei nei cieli, fa' che tutti al mondo muoiano tranne me"...
Vi aggirate stirandovi le membra indolenzite. È come se aveste dormito per millenni. Ed al vostro risveglio non esiste più nessuno. Un fiore tra le macerie alza al sole il suo fiero sguardo: evidentemente non crescevano per noi le rose, ora vi è chiaro.
Tra le vostre mani un cd sbiancato, "Quietus" degli Evoken. Se solo vi trovaste in un mondo dove internet esiste ancora potreste scrivere una recensione per DeBaser, parlando dell'inestimabile importanza degli Evoken. Band che da anni non ha mai sbagliato un solo disco e che è riuscita a fondere la classe e la maestosità del Doom albionico con le atmosfere ammorbanti del Funeral scandinavo. Ma non ve ne frega niente. Perché poi ricordare una canzone piuttosto che un'altra in un disco che ha avuto modo di rifondare un intero genere senza che nessuno se ne rendesse conto, distratto dai lustrini di fighetti ex-doomers inglesi o dai teschi tatuati sulle natiche di giovani virgulti finnici?
Ma DeBaser non esiste più. Scomparsi gli editors. Evaporati i commenti. Polverizzati gli utenti. Come tutti al mondo del resto.
Sedotti dall'eco delle note di un piano che risuona in un giro di chitarra che fa tremare l'etere, vi aggirate nel vuoto di un mondo che sembra irreale persino a voi, che pure da sempre avete disprezzato quel mondo di cui ora abbracciate, piangendo di felicità, i televisori. Un foglio, a terra, mezzo accartocciato, riporta frasi che non hanno ormai più senso: "...con un suono pregno di atmosfere annichilenti e sulfuree tornano gli Evoken, formazione americana di Lyndhurst; questo capitolo farà la felicità di quanti hanno fino ad ora ricercato con tenacia qualcosa che sapesse essere estremo ed insieme comprensibile, deprimente e contemporaneamente arioso, come se il connubio tra Metal Classico e Metal Estremo fosse finalmente compiuto... Da notare come l'universo concettuale della band cerchi di evitare ogni clichè concentrandosi su problematiche a volte più concrete, altre intimiste, ma sempre personali e frutto di una superiorità che diventa manifesta dopo pochi ascolti..."
Vi fermate. Non capite il significato arcano di queste frasi, ma vi rendete conto che appartengono ad un tempo in cui la parola poteva unire gli uomini e permettere che condividessero le loro vite. Ma fortunatamente non è più così. Il vostro cuore è la cattedrale in cui risuonano gli archi di "When ghost fall silent", fino a quando, disidratati e spossati da quest'esperienza immane vi sdraiate su di una collina a godervi gli ultimi istanti della vostra vita.
Non poteva andare meglio di così.
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