La band genovese degli Ex-Otago è attiva da quasi dieci anni ma ad oggi si ritrova ancora a suonare davanti a platee semivuote dove stanno in piedi pochi curiosi. E' recente, recentissima, la pubblicazione del loro terzo album "Mezze stagioni" in cui la musica indie pop proposta raggiunge una certa quadratura e i testi si fanno più maturi ed analitici nei confronti dei propri coetanei.
Attraverso le dodici (anzi, tredici) canzoni che si incontrano in questo disco ocra affiora infatti un certo disagio generazionale, aiutati da un utilizzo più sapiente della lingua italiana quasi sempre preferita (grazie al cielo) all'inglese di alcuni dischi passati. Maurizio Carucci, Alberto Argentesi, Simone Bertuccini e il nuovo batterista Gabriele Floris (prima era Simone Riccio) nel corso degli anni hanno fatto piccoli concerti girando tutta l'Italia proponendo sempre un melodico pop fatto di semplici synth, chitarrine innocue e una visione delle cose ironica ma mai banale, questa la loro essenza e risulta difficile chiedere loro di più, ma per una volta va bene così.
Lo spirito che pervade questo disco è quello del disagio dell'età adulta, chiamiamola crisi dei trent'anni, tant'è che “Una vita col riporto” racconta di chi vede il fiore dei propri anni appassirsi, “Figli degli hamburger” descrive in modo scherzoso i valori di una generazione superficiale quanto basta in cui gli Ex-Otago (e con loro, io) sono cresciuti, mentre “Gli Ex-Otago e la Jaguar gialla” ancora parla dei trent'enni di oggi, ragazzini degli anni 90 che ballavano, o sognavano di farlo, con la musica da discoteca tributata in “Dance A.M.” e, ancora di più, nella cover di “The Rhythm Of The Night" di Corona. Begli anni quelli in cui quando si sentiva nominare Corona veniva in mente un'artista dance di colore che dominava le classifiche, no? Forse sì.
Per questo, "Mezze stagioni" può essere capito maggiormente da chi sta ad un certo punto della crescita, il che non è nè positivo nè negativo ma è solo una cosa che succede, come il primo giorno di scuola, la prima sgridata, la prima delusione, il primo stipendio, la patente, la prima birra. Così accade anche di crescere. Per questo disco la band di Genova si affida alla produzione di Davide Bertolini (già attivo coi Kings Of Convenience), italiano emigrante in Norvegia e proprio a questo tema della fuga è dedicata "Costa Rica", malinconico ricordo degli amici che hanno deciso di partire. Tutta questa malinconia e questo peso dovuto all'esser grandi viene comunque filtrato con una massiccia dose di spensieratezza ("Patrizia", divertente) ed addirittura ammirazione per l'età dei capelli grigi: "Marco corre", per esempio, è dedicata al corridore estremo Marco Olmo, ora ultrasessantenne.
Se ne sta un po' lì in sospeso questo disco degli Ex-Otago, in sospeso fra la frivolezza d'estate, le speranze di primavera, le riflessioni d'autunno e i bilanci d'inverno; una musica che non fa certo gridare al miracolo, ma fa riflettere sorridendo. Le mezze stagioni non esistono più? Qui si dimostra il contrario. Due note sul nome: si formarono nel 2003 come Otago in onore ad una squadra di Rugby Neozelandese ma si sciolsero 5 minuti dopo, per riformarsi poi a distanza di 10 minuti come Ex-Otago.
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