Questi bastardi!
Mi imbattei in loro da giovane, dopo essermi abbonato alla storia dell’heavy metal a fascicoli della Curcio, con dizionario e cd a uscite bisettimanali. Ricordo che dopo qualche mese smisero di mandare la roba a casa, ma quei 12-13 dischi che mi ritrovai segnarono uno shock nella mia vita. All’epoca per me il metal iniziava con la A di AC/DC e finiva con la I di Iron Maiden, i capelloni con lo zaino invicta intriso di scritte Metallica non li sopportavo, ma era un odio irrazionale, di pelle, che ho pagato a lungo in termini di “cultura” heavy. Insomma, visto che il thrash in casa mia non entrava proprio, ci pensò la Curcio: prima uscita, "Killing is my business", poi a seguire "Lessons in violence" e appunto questi pazzi scatenati di canadesi con una copertina assurda.
Divorai il cd (ma non ammettendo a me stesso che mi piaceva da morire), passando e ripassando l’omonima da schianto frontale, un tir che ti centra in pieno in contromano, chitarra segaelettrica e urla sguaiate per l’inno “TAKEN BY VIOLENCE AND FORCE”. Abituato alle architetture sonore dei fratelli Young e alla dolcezza maideniana (sì, dolcezza, avete capito bene), fui letteralmente devastato da questa roba apparentemente senza capo né coda, creata con il solo scopo di pigliarti a pugni: che cazzo, ma un minimo di armonia qui non è prevista?
Chiusi lì, a poco a poco ritornai alla confortante serenità instillatami dai miei idoli, assalito però da un dubbio autodistruttivo: forse il “vero” metal è questo chiasso infernale, e se io non lo capisco è perché non sono all’altezza, sono solo un metallaro troppo “easy”, roba di cui vergognarsi insomma.
Un giorno che stavo poco in grana, portai i cd della Curcio alla fiera di Sinigaglia e vendetti tutto per 15.000 lire, ma con i soldi in mano fui tentato dal vinile di "Ace of Spades". Tornai a casa con Lemmy vestito da cowboy e più squattrinato di prima. Tenni solo i Megadeth, in fondo quel disco proprio thrash non era.
Però. C’è un però. Passano gli anni, e quel dubbio strisciante aveva ormai prodotto i suoi effetti: a 25 decido che il metal non va più bene, roba per ragazzetti brufolosi e dissociati, prendo il trip per la classica, poco ci manca che vendo tutto l’armamentario metal per comprare Bach e Mozart. Una vocina mi dice resisti!, la ascolto e limito i danni alla sovraincisione di cassette che da sempre poco mi convincevano: i Ratt, i Poison, i Twisted Sister furono rimpiazzati da sonate e concerti per piano e orchestra.
Qualche anno dopo, sfumata la sbornia per i madrigali, un giorno di assoluta paranoia capito alle Messaggerie. Smarrito alla ricerca del mio nuovo genere a cui sacrificare notti di lettura e ascolto, capito nella sezione metal, così, tanto per ridere un po’, vediamo cosa si sono inventati per vendere sti pagliacci. Scaffale offerte, in bella mostra la copertina raccapricciante (artisticamente parlando) di "Violence and Force", la mano assassina stritolata dalla porta. E’ una folgorazione, incomincio involontariamente a canticchiare "TAKEN BY VIOLENCE AND FORCE", sempre più forte nella mente prende a risuonarmi il tamburo possente, il gorgheggiare del riff, dopo un minuto ripesco nella memoria anche le assurde strofe. E’ un attimo, agguanto il cd, volo alla cassa, 8 euro special price, il cassiere mi guarda, che cazzo vuoi?, sono per il mio fratellino di 12 anni.
Torno a casa, ampli a manetta, la casa trema, gli Exciter resuscitati risolidificano il metallo fuso nelle vene da anni. E’ una rinascita, un ritorno fanciullesco, o forse semplicemente sulla trentaquattrina mi sono reso conto che la mia highway to hell non l’ho mai abbandonata. Sono stato solo fermo per un po’ alla stazione di servizio. A pensare se potevo concedermi anche il thrash.
Dedicata a e ispirata da Lord Bartle, recensione degli Exumer.
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