Siamo nel 2002. Nuovo millennio inoltrato ormai, le innovazioni nella musica metal scarseggiano e difficilmente si ripeterà il boom dei tempi passati. Ma ciò non vuol dire che non si possa suonare metal, e anche se non ci saranno capolavori, può essere ben suonato anche nei periodi più recenti. Un esempio ne sono gli Exmortem, che attivi dal 1993, pubblicano il loro quarto album proprio nel 2002, "Pestilence Empire".
Nulla che non sia stato già detto nel corso degli anni, ma la band danese pubblica un album davvero ricco di cattiveria che quasi punta ad intimorire l'ascoltatore.
Il disco risulta potente, forse il Cd più violento del gruppo; batteria lanciata a mille, dove i colpi di doppia cassa si rincorrono veloci e rimbombano nel petto dell'ascoltatore, l'uso dei piatti è davvero molto sapiente e ogni colpo dato su un ottone si integra alla perfezione con il complesso del brano, la prova del batterista è davvero buona, i riff di chitarra sono interessanti e mai troppo scontati, forse potevano essere oggetto di maggiore studio e quindi varietà, ma nonostante ciò il lavoro del chitarrista è più che sufficiente. Una nota stonata è il basso, che è spesso irroconoscibile e si perde nel muro di suoni. Questo però è anche colpa delle produzioni dei giorni nostri che puntano a valorizzare i suoni medio-alti tralasciando, appunto, i bassi. E' un errore, il basso è uno strumento, che se viene sfruttato in modo capace, dà una corposità e una personalità unica al suono complessivo di ogni brano, sarebbe un bene che avesse il proprio spazio.
Dopo questa piccola "disquisizione", passiamo alla prova del cantante, che per me è davvero ottima. Forse esagero ma questo Simon Petersen ha secondo me uno dei growl più belli ed espressivi del metal, si avvicina molto ai livelli di Mikael Åkerfeldt e Paul Kuhr. La voce è profondissima e tenebrosa, ma non per questo risulta un canto incomprensibile ed eccessivamente tirato, un growl davvero molto deciso e secondo me carico di emozione, laddove per emozione si intenda un sentimento carico di ira e di risentimento interiore. Un canto di tale potenza, rispecchia completamente tale stato d'animo. A questa fantastica parte in growl se ne contrappone una in scream; l'uso di questo tipo di tecnica è molto ragionato e anche se non è perfetto dal punto di vista puramente stilistico la parte emozionale è invece molto ben sviluppata.
In generale si tratta di album decisamente monolitico. Il disco è composto da 9 tracce e si tratta di 9 pugni nello stomaco. Non un attimo di pausa, non una variazione, bensì un muro sonoro durissimo ed invalicabile, basti sentire la traccia di apertura "Ghastly Grotesque", uno dei migliori brani dell'album secondo me, o la successiva "Funerary Sculpture" e si capirà nell'immediato con che tipo di musica si ha a che fare.
Sconsigliato a chi in un album cerca raffinatezza e melodia, questi sono 33 minuti di violenza senza alcuna interruzione.
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