Gli ultimi anni verranno sicuramente ricordati come quelli del ritorno in auge del thrash metal. Inutile negarlo. Quello che all'inizio poteva sembrare un fuoco di paglia, legato al massimo ad un paio di reunion ben riuscite, si è rivelato uno dei fenomeni più interessanti degli ultimi tempi, almeno per quanto riguarda la musica “pesante”. Genere praticamente sparito negli anni Novanta, scalzato dal grunge da una parte (come del resto buona parte della scena heavy “di massa”) e dal nu metal e dall'altenative dall'altra, fino a qualche anno fa parlare di thrash metal voleva dire parlare di anni Ottanta. Se si escludono realtà underground note solo ad un pubblico di appassionati, i vari “big” si erano col tempo persi per strada: per rendersene conto basta vedere che fine avevano fatto i nomi di spicco della scena USA.
Tra i Big Four (definizione, secondo me, discutibile) Metallica, Megadeth ed Anthrax erano ormai dediti ad altre sonorità e solo gli Slayer si dimostravano debitori del vecchio suono. Stessa sorte era toccata a Testament, Exodus o Forbidden, sciolti o comunque lontani dai fasti degli esordi. Destino non molto diverso era toccato anche a formazioni di spicco europee, come la trimurti tedesca Sodom/Kreator/Destruction, ormai ben lontana dalle luci della ribalta. Genere finito quindi? Già a fine anni Novanta qualcosina inizia a muoversi, Testament e Destruction, per parlare dei gruppi già menzionati, tornano in pompa magna con album e tour di successo, riuscendo in parte a rivitalizzare una scena apparentemente morente.
Il “botto” definitivo si ha però solo qualche anno fa, con il ritorno in pianta stabile di nomi di spicco come Anthrax e Testament, che si ripresentano nella formazione classica, Death Angel ed Exodus, accompagnati da un proliferare di giovani leve (mi vengono in mente Municipal Waste e Gama Bomb), impazienti di pagare il proprio tributo al metal dei tempi che furono. Ma come mai? Come è possibile che un intero movimento, all’epoca spazzato via nel giro di un paio di anni, sia tornato così prepotentemente alla ribalta, senza tra l’altro godere del sostegno di mass media o di etichette particolarmente potenti? Restando in un ambito meramente metal, va notato come il riaffermarsi del thrash sia in concomitanza con il declino di un sottogenere che negli anni Novanta l’aveva fatta da padrone: il power metal.
Se fino ad una decina di anni fa un festival con nomi come Angra, Stratovarius, Gamma Ray avrebbe scatenato una caccia al biglietto, oggi molte di queste formazioni non godono più della popolarità di un tempo. Possibile che ad un metal alle volte troppo ampolloso si sia col tempo preferito un tipo di musica più diretto e di facile fruizione? Schitarrata hardcore batte tastiera neoclassica? Possibile. Così come un'altra motivazione potrebbe essere rintracciabile nei cupi tempi che viviamo. Il thrash degli anni Ottanta aveva tra le proprie tematiche il disastro imminente, lo sterminio nucleare, una Guerra Fredda che si sarebbe conclusa nel peggiore dei modi. Il thrash ero l’urlo di una generazione che vedeva il proprio mondo ad un passo dal baratro.
Dopo un decennio, gli anni Novanta, tutto sommato “tranquillo”, gli anni Duemila si aprono con l’11 settembre, la guerra al terrorismo, preoccupazioni sempre maggiori per la salvaguardia dell’ambiente e si concludono in bellezza con una devastante crisi economica. La Storia si ripete? Bush jr. e Bin Laden prendono il posto che fu di Reagan e Gorbacev? Nuove paure si insinuano e generi “alti” come progressive ed un certo tipo di power, legato forse fin troppo a mondi fiabeschi e sognanti, evidentemente non risultano più attraenti come un tempo, non risultano più un valido mezzo di evasione. Ecco quindi che si ritorna a quel caro vecchio thrash che tanto aveva saputo esorcizzare anni prima le paure di una generazione. E in tutto questo marasma, come già spiegato prima, non possono che tornare in auge le vecchie glorie, assettate di una seconda possibilità.
E tra queste, naturalmente, ci sono gli Exodus, mitico gruppo di Frisco troppo spesso ricordato solo come “quelli con cui stava Kirk Hammett prima di entrare nei Metallica”. Ma se la reunion degli anni Duemila è stata un successo strabiliante con i cinque si godono, meritatamente, una seconda giovinezza, non devono essere in molti a ricordare quella piuttosto effimera degli anni Novanta. Con il redivivo Paul Baloff nuovamente dietro il microfono, Gary Holt e soci si imbarcarono in un tour che sarebbe sfociato nel disco dal vivo in questione, “Another Lesson In Violence”. C'è da chiedersi francamente quale potesse essere l'interesse all'epoca per un'operazione del genere. Vedere su di un un palco gli Exodus nel 1997 non dovrebbe essere diverso dall'assistere oggi ad un nuovo tour di qualche “reperto bellico” dell'era grunge: iniziale spaesamento seguito da una ben riuscita “operazione nostalgia”.
Il gruppo implose nuovamente alla fine della tournée, ma va riconosciuto che l'album che in quell'occasione venne dato alle stampe è un piccolo gioiellino. Un gioiellino di violenza sonora, ovviamente. Andy Sneap, noto come chitarrista degli inglesi Sabbat oltre che come richiesto produttore, riesce a catturare alla perfezione l'atmosfera “da palco”, grazie ad un suono potente e nitido che però non risulta mai “troppo prodotto”. I cinque del resto danno il meglio, anche grazie ad una scaletta che si concentra solo sui pezzi che vedevano il buon Paul alla voce. Baloff gracchia con fare da invasato, l'”H Team” Gary Holt/Rick Hunolt/Tom Hunting offre una prestazione tecnica e grintosa, il nuovo acquisto Jack Gibson non fa assolutamente rimpiangere i suoi predecessori.
Come già detto i classici della prima ora ci sono tutti: l'esordio “Bonded By Blood” è suonato praticamente nella sua interezza e ad esso si aggiunge il trittico formato da “Brain Dead”, “Pleasures Of The Flesh” e “Seeds Of Hate”, brani che sarebbero finiti sul secondo album, quel “Pleasures Of The Flesh” del 1987 che già vedeva Steve “Zetro” Souza alla voce, ma scritti quando Baloff era ancora in formazione. Ciliegina sulla torta la ormai storica “Impaler”, mai apparsa ufficialmente su disco e scritta addirittura quando alla chitarra c'era ancora Kirk Hammett. A cosa è dovuto quindi il fiasco dell'epoca? Da una parte il gruppo rimase insoddisfatto della promozione portata avanti da parte di Century Media, dall'altra gli Exodus in quel momento dovevano davvero apparire come dei pesci fuor d'acqua, reduci di un'epoca che ormai non interessava più a nessuno. Per riprendere definitivamente il trono che spettava loro si sarebbero dovuti aspettare ancora molti anni, ma una volta tanto questa è stata la dimostrazione che, a volte, perseverare paga. Finché il mondo sarà sull'orlo del baratro il thrash metal sarà vivo e vegeto.
Formazione:
Paul Baloff: voce
Gary Holt: chitarra
Rick Hunolt: chitarra
Jack Gibson: basso
Tom Hunting: batteria
Scaletta:
Bonded By Blood
Exodus
Pleasures Of The Flesh
And Then There Were None
Piranha
Seeds Of Hate
Deliver Us To Devil
Brain Dead
No Love
A Lesson In Violence
Impaler
Strike Of The Beast
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