Provate a pensare ai musicisti che ascoltate come a degli amici. Rifletteteci un attimo, poi iniziate a delineare i caratteri di tutti quanti, a partire dai più vicini a voi, vi accorgerete che effettivamente tutti i gruppi che ascoltate, e di conseguenza la musica che compongono, hanno un loro carattere. Bene, come certamente sapete spesso capita di perdere di vista gli amici, magari non sapendo nemmeno perchè, per poi incrociarli per strada anni dopo e godersi una bella rimpatriata.
Ecco, a me con gli Exodus è capitata una cosa simile. Osservavo i miei dischi per cercare qualcosa da ascoltare, quando sono incappato in "Atrocity Exhibition: Exhibit A" e l'ho riascoltato. Decidendo che era proprio un fottuto capolavoro, mi sono domandato se, a tre anni di distanza dalla sua uscita, magari gli Exodus avevano rilasciato un "Exhibit B".
Ed eccolo là tra in fila con gli altri dischi Metal adesso, vicino al suo predecessore, al suo gemello musicale. Dopo aver ascoltato una prima volta in streaming "The Human Condition" ero davvero molto soddisfatto, tanto da acquistarlo. Cosa mi ha reso così contento?
Tanto per cominciare, questo album è una mazzata, soprattutto per uno che è reduce da Fleet Foxes e Mumford & Sons. Una mazzata non di quelle che ti ammazzano, sia ben chiaro. Questa è una mazzata più subdola. Questa è una mazzata che sul momento non si sente più di tanto, poi, dopo oltre 70 minuti di musica, ti riduce con un mal di testa terribile e con le orecchie sanguinanti.
Questa volta gli Exodus non stanno neanche là a menarselo con l'intro epica come la volta scorsa. Naaah. Stavolta niente di più che mezzo minuto di arpeggio di chitarra e poi PUM!, son cazzi. Eh si, perchè la prima canzone di "Exhibit B" è messa là mica per sbaglio. E' un monito. Attenti che qua non scherziamo, siete ancora in tempo per scappare. "The Ballad Of Leonard And Charles" rappresenta infatti perfettamente tutto l'album: compattezza, pesantezza e cattiveria sono le parole d'ordine. Nessun compromesso, non siamo mica i Metallica. E si continua con questa violenta esibizione, con un lieve rallentamento nella parte centrale dell'album dove i ritornelli più "catchy" o comunque di buona resa dal vivo si fanno spazio. Notevole la lunghetta "The Sun Is My Destroyer", diretta figlia di "Children Of A Worthless God" del precedente album. "A Perpetual State Of Indifference", simpatica strumentale fin troppo tranquilla, ci introduce alla finale, violentissima e splendida "Good Riddance", degno capitolo conclusivo di questa mostra delle atrocità.
Conclusione? Se vi piacciono gli Exodus e vi è piaciuto "Exhibit A" (che forse è leggermente superiore), compratevi questo disco, degno prosecutore di un notevole ritorno dei grandi nomi Metal, come Overkill e Fear Factory. Una nota di merito alla stupenda copertina.
Voto: 4+
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