Nati in quella stessa scena che ha dato i natali a colossi come Metallica e Testament, gli Exodus hanno da sempre sofferto della sindrome degli eterni secondi. Tra i primi a formarsi in quel di Frisco, con una primissima incarnazione risalente addirittura alla fine degli anni Settanta, arrivarono finalmente al debutto dopo un'infinità di demo solo nel 1985, quando l'intera scena thrash era già bella che esplosa.
"Bonded by Blood" era e resta un debutto con i fiocchi, un album seminale al quale oggi nessun negherebbe il peso che ha avuto, ma, possiamo dirlo tranquillamente, dopo quello che ci fu praticamente il nulla. Perso qualche pezzo di troppo strada facendo, riuscirono comunque ad avere una carriera più che dignitosa, con un album di fine Ottanta, "Fabulous Disaster", davvero veloce e aggressivo, un vero e proprio bignami del suono dell'epoca, ma che non contribuì più di tanto a rilanciare le quotazioni dei Nostri, travolti da lì a breve dal fenomeno grunge e destinati, come molti altri colleghi del resto, ad una fine abbastanza indecorosa.
Dopo un decennio, ed un paio di reunion, fallite il gruppo si sarebbe rifatto alla grande dagli anni Duemila in avanti, diventando autentico alfiere dell'intero revival thrash, anche grazie, finalmente, ad una serie di album davvero invidiabili, ottimamente suonati e ben scritti, primo tra tutti "Tempo of the Damned", forse di quanto meglio mai uscito dalla penna e dalla chitarra del Signor Gary Holt. Gli Exodus hanno avuto una seconda possibilità e sono stati capaci di sfruttarla alla grande, caso forse più unico che raro in cui da una reunion escono sostanza e qualità e non l'ennesimo disco bollito il cui unico scopo è quello di spillare quattrini a qualche inguaribile nostalgico di borchie e chiodi. Ma questa è comunque un'altra storia, facciamo un passo indietro. E il passo indietro lo facciamo fino al 1986, anno di delizia di ogni thrasher, con album storici che arrivavano letteralmente a pioggia e con diversi nomi della scena che riuscivano finalmente a fare il grande passo diventando a tutti gli effetti "big" del movimento. "Bonded by Blood", che era addirittura rimasto nel cassetto per un anno intero prima di essere pubblicato, fu seguito da una tournée lunghissima, talmente lunga da rendere praticamente impossibile lavorare in maniera decente ad un secondo disco, che quindi veniva costantemente rinviato, nonostante diversi brani fossero praticamente completi. Dalle parti di Frisco a quei tempi dovevano avere qualche problema con la tempistica. Ah, dulcis in fundo, strada facendo ci si perse anche il buon Paul Baloff, buttato fuori senza troppi problemi per le sue, ehm, "dipendenze" e rimpiazzato di volata da Steve Souza, il quale, con un tempismo fantastico, abbandonava un gruppo che da lì a qualche mese avrebbe cambiato nome in Testament. Vogliamo anche aggiungere che, sia per il primo che per il secondo Lp, ci furono mille problemi per trovare la copertina adatta? Alla fine, nonostante tutto, il tanto sospirato "Pleasures of the Flesh" arrivò sugli scaffali nel 1987, venendo accolto francamente in maniera piuttosto tiepidina, con una critica ben divisa tra chi lo vedeva come un mezzo passo falso, poco ispirato e "fuori tempo massimo", e chi lo considerava un lavoro discreto, anche se deludente rispetto al tanto osannato predecessore. Se consideriamo poi che all'epoca i cugini Metallica stavano lavorando a quello che sarebbe diventato "...and Justice for All", ci si rende davvero conto di come per gli Exodus il treno del successo fosse davvero passato.
Tutto ciò per dire che cosa? Che, nonostante sull'album alla voce ci sia Souza, in fase di lavorazione vennero registrate svariate demo, con alla voce però Baloff. Se le registrazioni in questione aggiungono comunque poco a quella che è stata la storia del gruppo, può risultare interessante per il fan più affezionato ascoltare come sarebbe potuto essere il secondo album dei californiani se Baloff fosse rimasto. Fa inoltre uno strano effetto constatare come, nonostante si tratti di demo, il suono è comunque piuttosto nitido e definito, segno evidente che si trattava di brani praticamente completi e pronti per la pubblicazione e non si di semplici incisioni "di prova". La demo, non distribuita ma presumibilmente circolata solo tra i membri del gruppo ed i vari addetti della casa discografica, contiene tre pezzi, poi ripresi dagli stessi Exodus durante la reunion con Baloff di fine anni Novanta, immortalata con l'album "Another Lesson in Violence". Tutti i brani, in cui è naturalmente ben presente il classico suono del gruppo, presentano una formazione cresciuta rispetto all'esordio, con brani ben strutturati, ricchi di assoli e ben bilanciati tra aggressività e melodia. Oltre a questo trittico di canzoni non sembra circolare altro di quelle registrazioni, alla quali, evidentemente, fece direttamente seguito il licenziamento di Baloff e l'arrivo di Souza. Le demo in questione a livello ufficiale non sono mai state pubblicate, anche se sarebbero l'ideale per cofanetti celebrativi o simili, ma le si può tranquillamente ascoltare su Youtube o trovare in mp3 su qualsiasi blog sudamericano.
Si tratta quindi non di un lavoro fondamentale, sia chiaro, ma di un interessante documento storico, che potrà andare incontro alla curiosità dei fan del gruppo e degli appassionati del genere, oltre che essere una testimonianza di un periodo ben preciso, e forse irripetibile, per questo tipo di musica.
"Pleasures of the Flesh - 3 Track Demo 1986 with Paul Baloff":
Pleasures of the Flesh
Seeds of Hate
Brain Dead
Exodus:
Paul Baloff, voce
Gary Holt, chitarra
Rick Hunolt, chitarra
Rob McKillop, basso
Tom Hunting, batteria
Carico i commenti... con calma