La cosa più incredibile di questo gruppo di inossidabili punk è la coerenza e l'attitudine: talmente violenta, anarchica, talmente fatta apposta per NON piacere, da farti pensare a qualche imbroglio. Qualche truffa, del tipo: questi sono qui per pagarsi i bar laccati in oro, i jet privati e le ville a 3 piani. Altro che "Fuck the system". "Noi suoniamo solo per i soldi" disse molti anni fa J.Rotten: nel 2003 lo scozzese Wattie, cantante del trio, sembra volerci dire: "noi nemmeno per quelli". E come spesso accade, chi gode pienamente è l'ascoltatore, se amante delle sonorità grezze, nichiliste e senza fronzoli. Tuttavia, questi 40-enni rischiano semplicemente di fare la figura dei ridicoli: sono squisitamente anacronistici, terribilmente non-alla-portata-di-tutti, rumorosi e fracassoni come il thrash di certi gruppi tedeschi anni '80. Viene da chiedersi: "chi gliel'ha fatta fare". Ed è evidente l'influenza più diretta: non "Fresh fruits for rotten vegetables" dei Dead Kennedys, bensì "Masquerade in Blood" dei Sodom! Sicuramente, con questo disco gli Exploited hanno avuto meno riscontro di quello che avrebbero potuto avere: infatti, avrebbero potuto sfruttare semplicemente il proprio nome, e diventare appetibili per molta gente cambiando stile, adeguandosi ai tempi, incazzandosi un po' di meno. Non è questo il caso. Ci sono modi diversi di parlare della società di oggi, certamente uno di questi è: riciclare stereotipi. Nello specifico, prendersela con tutto e con tutti, in nome di un'indipendenza anarcoide talmente ostentata da fare pensare ad un imbroglio (e ci risiamo). In parte, è ciò che fanno gli Exploited. Ma non finisce qui. Guardiamo il lato musicale: le sfuriate non mancano, l'impatto è fortissimo, ed è la cosa più di rilievo. Se avete presente gli Slayer di "Undisputed Attitude", forse potete farvi un'idea. Si spinge parecchio sull'acceleratore, i pezzi trascorrono uno dietro l'altro, monolitici, ma senza pesare. Tutto sommato, potete godervi "tranquillamente" il CD senza fare troppo caso a ciò che blatera il cantante, che ama riempire i testi di un "fuck"/"fucking" ogni 20 secondi circa. Un po' di monotonia c'è: sicuramente qualche "cambio di tempo" (cui ogni punk "old school" si dichiara allergico) o almeno qualche variazione non avrebbe guastato: magari avrebbero codificato un nuovo genere, visto che sono anche migliorati tecnicamente. Peccato. Inaspettate aperture (un arpeggio! un assolo!) finiscono di arricchire e rendere tutto sommato accettabile questa discreta chicca di punk/hardcore odierno, senza pretese, che sputa in faccia (ancora una volta) alla melodia, a favore di un suono potente, aggressivo, a tratti irriconoscibile (non sono più quelli di "Punks non dead"): piacerà agli amanti del genere (forse).

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