Fate sempre la stessa roba. Chitarre che si intrecciano e si rincorrono, melodie strappalacrime e malinconiche inframmezzate da esplosioni e riverberi nel classico formato del post-rock moderno di God Is An Astronaut, Mogwai e via discorrendo. Ora, proprio come avevano fatto i God Is An Astronaut per "Origins", il combo texano smussa, rifinisce gli angoli, toglie peso alle chitarre, allarga gli orizzonti e cesella i suoni, togliendo la pienezza chitarristica che nella sua estaticità qualche volta puzzava di stucchevolezza e manierismo.
"The Wilderness" è il risultato di questo tentativo di "evasione" dal ricalco stampato dei dischi precedenti. Già solo il predecessore "Take Care, Take Care, Take Care" è profondamente affogato nello zucchero delle tre chitarre che invece quì si fanno più timide e si ritraggono come i bambini di fronte a ciò che non conoscono. L'iniziale titletrack chiarisce fin da subito questo "alleggerimento", idem la successiva "The Ecstatics". Maggior ricerca dell'atmosfera a discapito delle sovrapposizioni chitarristiche. Ma c'è da dire che se questo tentativo di cambiamento rende merito ad una band che decide (forse finalmente) di variare, il risultato è ovattato, poco convincente, quasi che alla band questo trend non sembra appartenergli, se non come germoglio di qualcosa che potrà essere in futuro. "Tangle Formations" è probabilmente l'episodio in cui questa commistione attrae di più, con il suo ritmo cadenzato e scandito dalla batteria di Hrasky. "Logic of a Dream" tenta invece la via di una sinfonicità riverberata che rimanda alle colonne sonore cinematografiche: ed è questo l'elemento da tenere in considerazione in questa evoluzione della band, che dopo "Take Care, Take Care, Take Care" ha composto 3 soundtrack per 3 lungometraggi anche di una certa importanza quantomeno mediatica ("Lone Survivor"). Ascoltando "Losing the Light" il mood è quello più vicino all'ambient che alle lunghe cavalcate post rock a cui il gruppo aveva abituato tutti. Una sorta di "sfondo musicale" che è inevitabilmente il retaggio compositivo di un nuovo approccio influenzato dall'esperienza cinematografica, mentre "Colors in Space" si segnala come l'episodio più classico del disco.
Il momento della verità è ormai giunto per gli EITS. "The Wilderness" è il cd più semplice e allo stesso tempo più complesso mai prodotto da Michael James e soci. Allontanati in parte gli sfrigolii sognanti e marcati delle tre chitarre, l'ultima fatica dei texani è un cd multiforme, di grande lavoro in studio su suoni e silenzi, ma che lascia il dubbio di essere un esercizio di stile più che una reale e riuscita evoluzione del sound delle Esplosioni.
1. "Wilderness" (4:36)
2. "The Ecstatics" (3:13)
3. "Tangle Formations" (5:34)
4. "Logic of a Dream" (6:37)
5. "Disintegration Anxiety" (4:11)
6. "Losing the Light" (6:02)
7. "Infinite Orbit" (2:37)
8. "Colors in Space" (7:14)
9. "Landing Cliffs" (6:17)
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