Può una singola canzone rappresentare allo stesso tempo il tuo maggior successo e la tua maggior disgrazia? Sembra un paradosso, ma in alcuni casi è successo proprio così... e il caso degli Extreme è forse uno dei più eclatanti in questo senso.

Nati a Boston nel 1985, dopo il necessario periodo di gavetta i quattro arrivano al debutto nel 1989 con l'omonimo disco che lascia intravedere grandi potenzialità, sotto forma di un energico hard rock dall'immagine debitrice al glam imperante in quegli anni ma musicalmente connesso a profonde radici funk. Nonostante non raggiunga un gran successo o tocchi elevate vette di popolarità, la casa discografica decide di puntare ancora su di loro, tanto da pubblicare l'anno successivo il secondo album, "Pornograffitti". Preceduto da due singoli, all'album sembra toccare la stessa sorte del precedente, cioè quella di passar quasi totalmente inosservato, fino a che... il giorno 23 marzo 1991 viene rilasciata sul mercato "More than Words", e da lì la storia cambia, facendo letteralmente esplodere la Extreme-mania, con costanti passaggi del video nelle reti tv musicali, tour da headliner in tutto il mondo, vita da rockstar...

Il tanto desiderato (e meritato) riconoscimento sembra quindi finalmente arrivato... salvo poi trasformarsi nella più grande maledizione per il gruppo, da lì in poi etichettato come "quelli di More than Words", vedendosi così ridotto a mero prodotto commerciale da MTV, dalla canzoncina facile e acchiappa-consensi (o strappa-mutande, molte volte il confine tra le due cose è labile...), perdendo completamente di vista la vera natura del gruppo. Infatti, mai come in questo lavoro la commistione dell'energia grezza e dirompente dell'hard rock con il ritmo trascinante del funk risulta azzeccata e perfettamente amalgamata, dando vita ad un vero capolavoro. Pezzi come "Decadence Dance", "Get the Funk Out", "It ('s a Monster)" mettono in luce la capacità della band di scrivere pezzi adrenalinici, in cui i riff graffianti della 6 corde di Nuno Bettencourt si sposano con il basso sempre vivo e pulsante di Pat Badger dando vita a un groove coinvolgente, sorretto dalla batteria di Paul Geary e su cui troneggia il tono strafottente della voce del carismatico Gary Cherone.

Un pentolone in cui ribollono gli ingredienti più disparati, dal country della conclusiva "Hole Hearted" all'andamento jazz del pianoforte di "When I First Kissed You", intervallati dalle ballatone di ordinanza: oltre all'arci-nota "More than Words", a deliziare gli animi dei rocker più romantici provvede "Song for Love", accompagnata dall'orchestra e sorretta dai cori di voci e controvoci di cui gli Extreme erano veri maestri. In mezzo, accenni di rap ("When I'm President"), fiati che spesso e volentieri fanno la loro comparsa ("Li'l Jack Horny", la stessa title-track) e ospiti di rilievo: Pat Travers ai cori in "Get the Funk Out" e soprattutto Dweezil Zappa, autore della rivisitazione del "volo del calabrone" in apertura di "He-Man Woman Hater", altra miscela esplosiva di metal a tinte funk. Insomma, tante cose che erano lì sotto le orecchie di tutti, e ci sono ancora, ben presenti a dimostrare che gli Extreme erano davvero molto di più che "quelli di More than Words"... e pazienza se i testi dell'album ruotano tutti attorno a tematiche abbastanza "pruriginose" di un viaggio in una società guidata dal binomio "sesso-politica"; in fondo è rock'n'roll anche questo, no?!

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