Devo ammetterlo. Tra tutte le reunion mai mi sarei aspettato quella degli Extreme, band che io oramai avevo definito defunta dopo gli ottimi lavori da studio che ci aveva consegnato.

Il mio disco preferito della formazione Bettencourt - Cherone resterà sempre "Pornograffiti", insuperabile album di musica funky-heavy metal. Anzi: insuperabile nel suo genere e basta.

Ecco perché ho storto un po' il naso di fronte a questo ennesimo tentativo di reunion di una delle ennesime vecchie glorie del passato. Nuno Bettencourt, come solista non doveva passarsela poi così bene, visti anche i non piacevoli lavori che ha sfornato, mentre Gary Cherone deve aver davvero toccato il fondo nel disco "Van Halen III", non per colpa sua, diciamolo pure, ma per mancata ispirazione di quello che poteva essere un buon tentativo di emulazione dell'heavy metal ma che, in realtà, si trattò, come tutti sappiamo, di una cagata diarroica.

E, a questo punto, quando i soldini non bastano più, nemmeno a racimolarli, per poter acquistare quel chilo di pane per tirare avanti un'altra giornata, ecco che la reunion sembra davvero indispensabile. E, a questa ardua sentenza non sfuggono neppure gli Extreme. Extreme che tornano in studio tutti assieme, Bettencourt alla chitarra, Cherone alle corde vocali e il fido Pat Badger. Tuttavia si vedono mutilati di un pezzo importante, il batterista Paul Geary, oramai più a suo agio nelle vesti di manager che di drummer. Mutilazione che non si sente (che culo!) poiché il neo batterista, Kevin "Figg" Figueiredo dimostra una perizia tecnica non assolutamente invidiabile a quella del suo predecessore.

Parlando del disco..... beh, questo è esattamente ciò che ci si aspetterebbe dagli Extreme. C'è di tutto, si viaggia dalle dinamiche e funky-heavy "Star" (opener dell'album) laddove la perizia tecnica dei musicisti emerge in maniera più che maiuscola, a song laddove la prova del nove ci viene offerta dalle perizie mostruosamente impeccabili di Nuno-piovra (ascoltare per credere l'esilarante countryeggiante "Take Us Alive", nella quale il nostro chitarrista preferito si diletta con i suoi giochetti pirotecnici) e dal buon Gary "ugola d'oro" Cherone che ci offre un paio di prestazioni d'alta scuola in song come "Lost Hour" e "Ghost". Non mancano neppure le ballad anche se, tuttavia, i tempi di "More Than Words" e "Song For Love" sono irraggiungibili. Mi riferisco alla bluesly "Peace (Saudade)", song strappalacrime che tenta di fare il verso a "When I First Kissed You".

In conclusione: un ottimo lavoro? Siamo nel mezzo, poiché, nel lungo, il disco si perde un po' nel suo brodo e il minestrone, seppur ben fatto, rischia di diventare troppo esuberante negli ingredienti. Per intenderci: il minestrone può piacere o fare schifo. In questo caso non è che faccia schifo ma non è neppure un capolavoro d'alta scuola culinaria.

In fondo in fondo, sarò io che sarò rimasto un po' troppo legato ai vecchi Extreme, sarà che la voglia di tentare una reunion a tutti i costi non sempre è sinonimo di alta qualità. Tuttavia non mi sembra di dover essere tanto spietato da dover abbattere il disco a colpi d'ascia, anche perché le potenzialità i ragazzi le tirano fuori tutte e dimostrano che, i contro cazzi, quando vengono sfoderati, si fanno sentire e vedere anche da chi è sordo, muto e cieco.

Album gradevole che non vi stancherà dopo il primo ascolto ma che, magari, date le troppe songs (14, compresa una demo track) vi farà sentire appesantiti (sempre rimanendo in tema di minestrone) subito dopo metà album.

Sufficiente.

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