In un oceano pieno zeppo di gnocche, babbei, furbi adolescenti e party animaleschi, il cinema made in USA ci propone (e propina) un nutrito catalogo di film d'azione: in particolar modo, regnano sovrane le corse scatenate alla ricerca di qualche mistero occultato negli oscuri sobborghi delle grandi cities East -West Coast.

Ricalcando fedelmente il modello yankee di suspense su due/quattro ruote, "The Italian Job" (remake dell'omonimo uscito nel 1969) miscela motori e tecnologia più sopraffina e (con)geniale, entrambi a servizio di uno degli impieghi più antichi (e redditizi) del mondo: il furto. Qui, comunque, non siamo al cospetto di scialbi ladruncoli trasandati alle prese con piedi di porco e coltelli a serramanico: la rapina si trasforma in una raffinata opera d'arte, organizzata, studiata e concepita nei minimi particolari, dalla più irrilevante coordinata geografica del caveau fino al nanosecondo utile alla fuga: vi è il mago del computer, lo stratega coordinatore, l'artificiere professionista, nonché l'esperta di casseforti. Lo staff che, dunque, tutte le grandi corporazioni sognerebbero, se non fosse per il concreto scopo delle loro straordinarie capacità.

La trama, di per sé, non risulta molto arzigogolata: un affiatato team di ladri d.o.c., capeggiati dall'anziano John Bridger, riesce a sequestrare a Venezia una cassaforte di lingotti d'oro. In fuga verso le Alpi, uno dei componenti (Steve Frazelli) tradisce la ciurma e si impossessa del bottino, non prima di aver freddato crudelmente il boss Bridger. Intenti a punire l'omicida - truffatore, Charlie Croker, Lyle "The Real Napster", "Left Ear" e "Handsome" Rob ricostruiscono il gruppo ad un anno dal fattaccio, coinvolgendo pure Stella Bridger (Charlize Theron), figlia dell'assassinato e abile intenditrice di casseforti. Con la collaborazione di ulteriori menti dello scasso perfetto, i nostri impavidi Diabolik escogiteranno un piano infallibile (perlopiù la versione corretta e aggiornata dell'analogo veneziano) per riacciuffare l'oro trafugato e punire Steve, che, nel frattempo, sovrapponendo svariate false identità, vive nel lusso a Los Angeles.

La mancanza di una trama complessa viene immediatamente colmata dagli sketch dedicati alle singole modalità di ladrocinio: il "lavoro italiano" è dipinto come una intricata e strabiliante messa in moto di trucchi, stratagemmi, macchinazioni, riflessioni ed analisi che rasentano il limite della scientificità e dell'empirismo: per mezzo di una astuta "divisione dei compiti", il team garantisce a sé medesimo massima efficienza e produttività; sociologicamente parlando, è il lavoro di squadra che consente la vittoria finale anche al più deleterio degli intenti, una sorta di "uno per tutti - tutti per uno" disneyano che la cinepresa americana ricicla, anche banalmente, a più riprese.

Ogni singola manovra furtiva è sottoposta all'esame più severo e meticoloso: da un lato, le tre Mini Cooper che, constatata la loro capienza e resistenza ai dispacci più ardui, sfrecciano come pazze per la metropolitana e i marciapiedi, dall'altro il "tecnico supervisore" (Lyle, chiamato Napster poiché ritenutosi il vero ideatore del programma di file - sharing), l'hacker del gruppo che, per mezzo dell'ineffabile Pc, si intrufola come un verme nella mela marcia in tutti i sistemi informatici cittadini, arrivando persino a compromettere la regolarità dei segnali semaforici e modificarli secondo le esigenze dei compari fuggitivi (sconvolgendo, tuttavia, il consueto traffico cittadino oltre che a mandare il tilt la rete di vigilanza delle strade).

Nonostante l'illegalità del team, che, comunque, considera il furto al pari di un normale impiego, esso si struttura su solide regole e leggi interne da non trasgredire mai, pena la rivalsa. Il tradimento di Steve, attuato persino con l'omicidio del suo vecchio capo, viene concepito come il reale crimine da combattere: nel lungometraggio il fedifrago sarà sconfitto e umiliato, anche se troppo facilmente, senza alcuno scontro a fuoco o errori di strategia degli "eroi" ribelli. Una conclusione poco "movimentata" la quale risulta l'unica pecca di un filmetto piacevole ed intrigante, utile a stimolare il ladruncolo che è in noi, anche perché, in quanto italiani, dovremmo essere perfetti intenditori riguardo motori rombanti e furti impeccabilmente organizzati. Nevvero?

Carico i commenti...  con calma