50 km all'ora. Un bellissimo road movie sul rapporto padre-figli e su quello tra fratelli.
Si comincia con l'amarcord della giovinezza, con C'è un giardino di Alberto Camerini, suonata per intero!
Pure in Un Aldo qualunque c'era Gelato metropolitano... Si vede che a De Luigi piace l'Arlecchino del rock.
Il film, tra donne, figli mai incontrati, e il pretesto di porre le ceneri del padre accanto alla madre, risulta divertente e meditativo al tempo stesso.
I due motorini simbolo del film vengono pure persi in una partita a ping pong, gioco in cui i personaggi di Accorsi e De Luigi erano abili sin da ragazzi.
Sotto il vecchio tavolo da ping pong i due trovano le tappe di un viaggio materiale e simbolico, tra cui c'è anche lo spostamento di una mucca.
Il fulcro del film sono i rapporti familiari, il padre, Alessandro Haber, e le confidenze fatte attraverso le lettere lette solo dopo la morte del padre.
Ne consiglio vivamente la visione, per chi ama il cinema divertente e riflessivo al tempo stesso.
Non sarà ai livelli di C'è ancora domani, al quale ho dato 5 stelle, ma le 4 stelle le merita tutte, personalmente lo reputo superiore al pur divertente nuovo di Siani.
Fabio De Luigi ormai è anche un buon regista, oltre che da oltre 20 anni ottimo attore.
Ps: gradirei critiche, positive o negative, da chi lo ha visto.
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