Trentun luglio ventiventi. Domani si parte per le vacanze; destinazione mare. Tirreno prima e Adriatico poi. Isola d’Elba in primis e Pinarella di Cervia a concludere. L’una visitata parzialmente solo anni fa e l’altra invece tappa fissa di quando ero bambino ed ora “ anelito estivo” dei miei piccoli. Tra sentori d’esplorazioni tirreniche e conferme rassicuratrici adriatiche ci prepariamo per questa insperata vacanza. Tutto è pronto ma manca ancora un compagno indispensabile per le vacanze sotto l’ombrellone: perbacco mi manca un bel libro da leggere! Non posso fare affidamento sulla Settimana Enigmistica che puntualmente ogni anno avidamente compro ma che con una certa regolarità “schifo” dopo la prima giornata di vacanze passata a disegnare baffi e basette sulla malcapitata di turno di copertina (Scarlett Johansson quest’anno), unire i puntini e leggere tutte le battute con la speranza che mi strappino un sorriso..

Sono all’isola d’Elba, la prima spiaggia sulla quale approdiamo è quella delle Biodola e sotto il mio braccio fa bella mostra di sé un libro con una copertina blu - così come il mare che ho di fronte- sulla quale campeggia una bella bandiera nera con al centro un teschio piratesco con bandana rossa. Appena sopra si legge bene: fabio genovesi – cadrò, sognando di volare . Lui, lo scrittore intendo, l’ho scoperto l’anno scorso come commentatore al Giro d’Italia ed ho subito impattato bene con questo quasi mio coetaneo del quale condivido un certo filo logico mentale.

Il libro si è letto da solo sotto i miei occhi, che da qualche anno necessitano di due preziose lenti che li aiutano a mettere a fuoco ed è stata davvero una piacevole lettura che vede il protagonista Fabio (che parla sempre in prima persona) alle prese con un servizio civile da educatore, la cui chiamata è arrivata così all’improvviso in un fine maggio pre estivo quando Fabio già si pregustava un’estate godereccia con gli amici che lo avevano preceduto in una Spagna, a Siviglia ed i quali gli raccontavano di gesta erotiche inenarrabili. I preservativi erano già pronti in valigia, e nella fantasia del giovane quanto inesperto ( ma speranzosissimo ) Fabio forse erano pure pochi da come parevano godersela gli amici.. Ma ecco che sul più bello arriva una cartolina: “Educatore. Così c’era scritto sulla cartolina, insieme a un posto, e a un giorno.” La destinazione una scuola media privata gestita da preti, sperduta nell’appennino toscano; una sorta di collegio dove i ragazzi studiavano e vivano e Fabio doveva fungere da educatore.

Il collegio però pare disabitato e di lì a breve Fabio, studente di Giurisprudenza non per volontà ma solo per obbligo morale nei confronti della cugina (..) scopre che da qualche anno la scuola è senza studenti e nella struttura vivono ( a modo loro ) un custode ripetitivo ed un po' stordito, una donnina tutto fare con la figlia che abita insieme alle galline ed ha evidenti problemi di socializzazione ed un prete burbero: Don Basagni ovvero il direttore del collegio che fu, ora (apparentemente) immobilizzato a letto al piano superiore, grand divoratore di noccioline e quanto meno ostico nei confronti del povero Fabio che si vedrà costretto alla pulizia corporale del venerdì del Don.

Ma non tutti i mali vengono per nuocere e col passare del tempo i due scoprono la medesima passione musicale per i Doors e poi per il ciclismo e per quello che fu – e tuttora rimane – il più grande ciclista italiano di tutti i tempi o quanto meno quello capace di catalizzare l’attenzione di tutti con una personalità del tutto sua e con imprese sportive d’altri tempi: Marco Pantani! Il Giro d’Italia e le musiche dei Doors saranno il fil rouge di questo romanzo a tratti tragicomico, a parte commovente e di grandi ricordi ed immedesimazione per me che ho amato a dismisura i Doors negli anni delle superiori, ho tifato Pantani fino alle lacrime e che nel 1998 -da buon antimilitarista- mi apprestavo a svolgere con senso del dovere (!) il Servizio Civile, come studente fuori corso di due anni della facoltà di Architettura.

Un tuffo nel passato, tanti ricordi, alcuni buffi, altri tristi e la considerazione che il tempo passato non torna più. Nessuna rammarico però. Per fortuna ci sono un bel paio di occhiali e libri come questo!

“Cadrò, cadrò sempre fino all’ultimo giorno della mia vita, ma sognando di volare”

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